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Smartphone, occhio al bidone: quali sono gli "ultimi modelli" con cui ti fregano

Claudia Osmetti
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Lo smartphone? Adesso si compra di seconda mano. Anzi, "ricondizionato": come si dice oggi, che fa pure un po' più ganzo. Costa di meno, c'è solo l'imbarazzo della scelta, è persino più eco-sostenibile (altro aspetto, oramai, imprescindibile: ché le mode son così, o allungano strascichi su ogni cosa o non sono mode) e di fregature non te ne capitano più. Siti e siti specializzati, certificati, bollati. Con centinaia di commenti di utenti che te lo consigliano («L'iPhone 13? L'ho pagato la metà ed è praticamente nuovo di zecca»), che gongolano per l'affare del secolo («Non ha neanche un'ammaccatura e mi è arrivato nella scatola originale: ho risparmiato più di duecento euro»), che pare abbiano scoperto la via delle mega offerte digitali. E che, però, partono da un dato un po' meno incoraggiante: nel 2022 sono crollate le vendite di cellulari e telefonini. Non qui in Italia (o, meglio, non solo in Italia), ma in tutto il pianeta.

 

 

È che abbiamo sempre meno soldi in tasca e sempre più conti da pagare. Le bollette che sono raddoppiate, la spesa al super che magari adesso ci stai attento al volantino con gli sconti della settimana, la benzina che per carità e l'ombrellone in spiaggia che ti viene voglia di fare le vacanze in montagna (ma anche lì, per inciso, è lo stesso salasso).  La pandemia che ci ha fermati per due anni e mezzo. Poi la guerra di Putin in Ucraina. Uno arriva a fine mese e tira un bilancio. Certo, se oramai hai la batteria che non ti dura neanche mezz' ora questo "benedetto" cellulare da cui oramai dipendiamo (letteralmente) anche per ordinare una pizza la sera lo devi cambiare. Ma come? Strategy Analytics, un'azienda che da anni si occupa di questo, ossia di monitorare quel che accade nel mondo delle tecnologie, sostiene che globalmente le vendite di smartphone nel primo trimestre di quest'anno siano calate del 10,9% rispetto allo stesso periodo del 2021: il che vuol dire un tonfo. Oltre 314 milioni di device rimasti negli scaffali dei negozi. Erano anni che non si assisteva a una decrescita simile.

 

Ma se, nel tempo di leggere queste quattro righe, la tacca della batteria che abbiamo citato prima è già scesa di qualche percentuale, una soluzione tocca trovarla. E si chiama "mercato dei ricondizionati". Qualche tempo fa, quando è partito, lo usavano quasi solo le aziende: quelle che di smartphone ne comprano a vagonate perché devono distribuirli tra i vari dipendenti e devono anche aggiornarsi di continuo. Oggi no. Oggi lo facciamo più o meno tutti. La mamma di cinquant'anni che ha imparato a smanettare su internet e il ragazzino di diciotto che ci è nato, a rovistare nel web. Non è più un settore di nicchia, quello dei telefonini di seconda mano. Funziona esattamente come per le automobili: cerchi quello che ti dà più garanzie, in base alle tue esigenze e il gioco è fatto. In tasca ti tieni perfino qualche spicciolo in più, che coi tempi che corrono fa sempre comodo.

 


Gli addetti ai lavori (ossia uno studio di Certi Deal, guarda caso una delle tante aziende che offrono servizi del genere) stimano che, entro il 2024, il giro d'affari degli smartphone ricondizionati varrà, in Europa, qualcosa come 65 miliardi di euro e che, entro il 2027, le vendite lieviteranno del 10,23%. Un cellulare rigenerato può costare tra il 15 e il 70% in meno rispetto a quelli che si trovano in commercio e in Lombardia, Liguria e Lazio sono già tantissimi i clienti che si affidano a questo genere di acquisti. Un buon 9,7%: che è come dire che un cellulare su dieci che viene comprato a Milano, nella Milano capitale economica d'Italia, è di seconda mano. In queste tre regioni, tra l'altro, in appena due anni, quella percentuale è raddoppiata. In Basilicata, in Calabria e in Campania, invece, i numeri sono ancora bassi (dall'1,11% al 2,85): ma la tendenza è in aumento. Le donne comprano maggiormente prodotti rigenerati (ma si sa, noi signore sappiamo tenere i conti molto meglio dei nostri compagni) e il brand più richiesto è quello della Apple. Perché poi, alla fine, il mercato è identico. Solo che fa un passaggio in più. 

 

 

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