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Pediatria, "è normale che mio figlio si muova?": le domande surreali

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«È possibile che la bimba tenga la mano sulla fronte perché nell’utero voleva spostare la placenta?». Ecco, potrebbe essere questa la domanda più assurda mai rivolta a Paola Di Turi, 55 anni, pediatra di famiglia all’Ausl di Bologna. Ma è solo una delle tantissime: l’ansia dei genitori rispetto al benessere dei pargoli può raggiungere vette davvero surreali. Tanto che la dottoressa le ha raccolte in un diario, poi trasformato in un monologo teatrale, già portato in scena a Bologna e mica per niente intitolato “Dottoressa, mio figlio si muove, è normale?” (cosa che le è stata chiesta davvero). I quesiti più strambi a lei rivolti dai genitori dei suoi piccoli pazienti, ricevuti dal 2017 a oggi. Un florilegio che potrebbe anche diventare un libro, «una raccolta che per me è stata una sorta di psicoterapia per superare la frustrazione».

DISARMATI - Già, in effetti la pediatra di famiglia pensava a una diversa modalità di essere medico. Mentre di fatto si trova anche a dover fare da psicologa proprio agli adulti «Di fronte a un figlio, un genitore è così disarmato che tutto diventa motivo di dubbio». E ansia, soprattutto. Ogni comportamento viene messo in relazione a eventuali danni di cui potrebbe soffrire il bambino. E si arriva così alle domande più assurde che le vengono rivolte in ambulatorio: «Dottoressa, ho bevuto l’acqua del pozzo, può venire un’infezione delle vie urinarie a mio figlio di 10 anni?».

 

 

E ancora, vista l’emergenza caldo, una delle ultime: «Come faccio a proteggere la mia bimba di 10 anni dal caldo?». Risposta: «Signora, come si protegge lei, il caldo è parte della vita, come la sofferenza». Peraltro, quello meteorologico è un filone particolarmente ricco: «Dottoressa vorrei sapere se posso portare fuori la bimba anche se piove». E via così: «Possiamo andare il prossimo week end a Venezia? Mio figlio di 8 anni è stato operato 6 mesi fa». Commenta la pediatra: «Parliamo di un ragazzino che sta benissimo e fa sport!».

La Di Turi sorride mentre ci racconta gli episodi più curiosi. Sempre con un filo d’ironia, ma con la consapevolezza della padronanza del proprio mestiere. «Il grande problema di oggi è che c’è troppa semplificazione degli argomenti – dichiara decisa, - io posso comunicare e spiegare il più possibile, ma il paziente si deve fidare, la valutazione medica non è condivisibile, non è democratica». Insomma, se la pediatra della vicina ha consigliato uno sciroppo diverso, ci sarà stata una valutazione diversa, «frutto dell’esperienza del medico che valuta un individuo, non un sintomo».

APPROCCIO - Le chiediamo poi qual è l’approccio dei genitori dei piccoli pazienti. «Dipende: alcuni si affidano del tutto, altri manifestano estrema paura e quindi sfiducia, e così mettono a confronto la mia versione con quella che hanno loro». Gli ormai diffusissimi “medici via Google”. Ed ecco che poi nascono le domande più bizzarre: «Dottoressa, mi sembra che il pisellino del mio bimbo (3 anni e mezzo) sia troppo lungo, non crede?». 

 

 

Quando parla dello svezzamento, inoltre, la Di Turi mantiene un controllo sacerdotale: «Avevo chiarito alla mamma del bimbo che poteva mangiare di tutto, a parte il sale, crostacei, molluschi, funghi, miele... E lei ribatte: “E le melanzane?". "Certo signora, tutto. “E i broccoli?”. Anche quelli, signora. “E la verza?”. Signora, il concetto di tutto è completo, in tutto c’è proprio tutto, a parte quello che le ho scritto e detto. “E anche i cavoletti di Bruxelles?”. Signora, ma lei davvero li mangia, i cavoletti di Bruxelles?

TERZO MILLENNIO - Insomma, nel terzo millennio «un figlio è lo specchio della propria fragilità, i genitori ci si relazionano senza naturalezza, richiedono regole per ogni azione» commenta la pediatra, il cui marito Marcello Domini, medico-chirurgo e professore associato all’Università di Bologna, ha avuto un certo successo editoriale con due libri pubblicati da Marsilio: “Di Guerra e di noi” e “Boom!”. Pensa di imitarlo? «No – risponde la professionista Di Turi, – lui è uno scrittore vero, d’incanto. Io descrivo semplicemente quel che vivo. Sto pensando, comunque, a una pubblicazione, vedremo quel che sarà». Chissà quante altre ne potrà raccontare... 

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