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Cancro alla prostata, l'ultima scoperta: chi è a rischio

Melania Rizzoli
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Gli ultimi dati sanitari pubblicati indicano che un uomo su otto ha la possibilità di ammalarsi nel corso della vita di tumore della prostata, e che in Europa questa neoplasia è risultata la più diffusa tra gli uomini, mentre in Italia soffrono di questa patologia circa 48mila soggetti, con una mortalità che supera di poco le 7mila unità all’anno. 

La novità è che tra i principali fattori di rischio per il cancro alla prostata, oltre ai fattori ambientali, allo stile di vita e all’età, è stata individuata la “familiarità”, la quale, diversamente dall’ereditarietà, viene definita come il concentrarsi di più casi in una stessa famiglia, forse derivante da un fattore genetico non ancora noto. Infatti, lo studio presentato al Parlamento Europeo, per l’Italia rappresentato dal Professore Ordinario di Urologia presso l’Università Federico II di Napoli Vincenzo Mirone, chiamato “Piano europeo di lotta contro il cancro”, ha sottolineato un aspetto fondamentale della ricerca che si è concentrata appunto sulla familiarità, evidenziando addirittura che il carcinoma della prostata e il carcinoma della mammella si incrociano geneticamente, e giungendo alla conclusione, come si legge nello studio, che «in una famiglia dove c’è una nonna con un tumore del seno, aumenta il rischio anche di avere un nipote con un cancro alla prostata».

 

 

PIÙ SCREENING - Il messaggio lanciato alla Commissione Europea indica in pratica che esiste un rischio aumentato negli uomini con parenti di primo grado affetti da carcinoma della mammella di ammalarsi di tumore della prostata, per cui il Consiglio dell’Unione Europea ha suggerito agli Stati membri di estendere sul piano nazionale lo screening per il carcinoma prostatico, dando indicazioni sull’antigene ghiandolare specifico da ricercare, sulfollow-up e sugli esami strumentali da eseguire, come la Tac e la Rmn, con la possibilità per gli uomini di oltre 50 anni con la suddescritta familiarità di poter accedere alle procedure diagnostiche e complementari in modo tempestivo.

Naturalmente aver avuto una nonna, una madre o una sorella con un tumore al seno non vuol dire per gli uomini di famiglia sentirsi condannati a sviluppare la stessa patologia alla ghiandola prostatica, anche perché a tutt’oggi la stragrande maggioranza dei tumori maligni (l’85-90%) risultano sporadici, cioè si manifestano senza una significativa storia familiare; ma esiste un 15-20% di casi definiti con certezza “familiari”, in cui c’è una frequenza superiore di circa il doppio rispetto a quella della popolazione generale. Si parla infatti di “familiarità” quando esiste un raggruppamento di più casi di tumore in un nucleo familiare, senza una evidente trasmissione della malattia alla generazione successiva.

In realtà i tumori riconducibili a una predisposizione geneticamente determinata rappresentano solo una minima parte, e ad oggi sono state individuate con certezza scientifica le ormai note mutazioni genetiche (BRCA1 e BRCA2) che hanno una elevata probabilità (75/80%), nelle donne portatrici, di sviluppare il cancro della mammella nell’arco della vita, per cui a questi soggetti femminili viene consigliato di asportare chirurgicamente le mammelle e le ovaie, come hanno fatto e reso noto, per esempio, le attrici Angelina Jolie e Bianca Balti, per evitare il rischio concreto di produrre un tumore maligno mammario che in genere insorge precocemente, in modo spesso bilaterale, oltre ad essere una patologia di difficile controllo terapeutico. E per lo stesso motivo genetico ai fratelli o figli maschi di queste pazienti è consigliato lo screening accurato, negli anni, della prostata con un protocollo di sorveglianza.

 


 

ANALISI ANNUALI - Ma al di là delle forme riconosciute come ereditarie, per evitare falsi allarmismi, la presenza di un solo caso di tumore in famiglia dopo i 40 anni, o di due casi dopo i 60 anni, comporta un rischio che è assimilabile a quello della popolazioni generale. In linea generale, ogni uomo asintomatico, a partire dai 50 anni, dovrebbe eseguire uno screening prostatico con scadenza annuale, poiché, secondo le statistiche, più del 30% dei tumori della ghiandola maschile vengono scoperti in modo incidentale, con conseguenze non sempre ottimali, visto che il 9,9% di tutti i decessi nell’Unione Europea sono tuttora causati da questa maligna patologia maschile.

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