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Alzheimer, il nuovo esame del sangue svela chi si ammalerà

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Dagli anni '80 a oggi si utilizzano i test di memoria per diagnosticare il morbo di Alzheimer, una patologia cerebrale che consiste nella graduale perdita della memoria e della capacità di pensiero e che secondo le previsioni, colpirà, entro il 2050, circa 150 milioni di persone in tutto il mondo.

Il problema attualmente è che questi test "basati sui sintomi siano efficaci nel determinare quando la memoria e il pensiero di una persona non sono normali, non sono altrettanto efficaci nell’aiutare i medici a scoprire la causa di questi disturbi, che possono derivare in verità da qualsiasi cosa: dalle carenze vitaminiche e ormonali a piccoli ictus, da tumori a infezioni, da disturbi correlati al Parkinson alla demenza a corpi di Lewy , oltre naturalmente alla malattia di Alzheimer", si legge in un articolo su Il Corriere della Sera.

 

 

E oggi "ottenere una diagnosi precisa è ancora più fondamentale soprattutto in vista del possibile arrivo di nuovi e promettenti farmaci contro l’Alzheimer. Per questo negli Stati Uniti, dove terapie monoclonali sono già state approvate (tra mille criticità) sono in discussione nuove linee guida per la diagnosi della malattia". In sostanza, "i test della memoria passerebbero in secondo piano rispetto ad altri biomarcatori: scansioni cerebrali, analisi del liquido spinale ma soprattutto i meno costosi e poco invasivi biomarcatori plasmatici dei quali si sta parlando anche nel congresso nazionale della Società Italiana di Neurologia in corso a Napoli. Questo tipo di test misurano livelli anomali delle proteine beta amiloide nel sangue, segnale caratteristico della malattia di Alzheimer, ma anche la presenza di proteina tau fosfolidata e il danno neuronale aspecifico (neurofilamento)".

 

 

"Un valore positivo - spiega al Corriere Alessandro Padovani, direttore della Clinica di Neurologia all'Università di Brescia e nuovo presidente della Società Italiana di Neurologia, insediato in occasione del congresso in corso a Napoli - indica la necessità di effettuare ulteriori esami, ma se negativo esclude la malattia".  

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