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Fax, una incredibile riscossa: quanti milioni di persone lo usano ancora

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Giordano Tedoldi
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Il fenomeno della persistenza delle tecnologie obsolete è vecchio almeno quanto, appunto, la tecnologia stessa. Vintage, retromania, nostalgia sono tutte tendenze che indicano la stessa cosa: il gusto di andare controcorrente, di avere anziché l’ultimo modello di smartphone un vecchio StarTac, un Commodore64 anziché un MacBook, e di ascoltare la musica su vinile, o addirittura su cassetta, anziché in streaming. Perfino un oggetto sgraziato e un po’ rozzo fin dal suo esordio, come il fax, risulta usato da 25 milioni di persone nel mondo, che lo proteggono dall’estinzione servendosene ancora in ufficio, o nelle comunicazioni private.

A rilanciare il fax è stato un sondaggio del Guardian, che ha chiesto ai lettori chi ancora lo utilizzasse, e a rispondere positivamente, tra gli altri, è stato anche il gestore delle ferrovie del nord britanniche, per i turni del personale viaggiante. Riferisce l’Ansa, inoltre, che un analogo sondaggio effettuato a luglio in Germania ha rivelato che un quarto delle aziende tedesche lo usa ancora, e il fax continua a funzionare pure in molti ospedali. Ai giapponesi, altri nostalgici del fax, lo strumento piace perché immune dagli attacchi degli hacker (o perlomeno i rischi sono minori), infine non manca la menzione della celebrity - Dolly Parton – che ha un vero e proprio epistolario via fax con la sua figlioccia onoraria, Miley Cyrus.

 

 

Il primo fax – in realtà, una sorta di lontano antenato- venne brevettato nel 1843 dallo scozzese Alexander Bain; l’invenzione ebbe molte evoluzioni successive, fino ad arrivare ai prodotti, già abbastanza simili al moderno fax, dell’americana Xerox, negli anni Sessanta dello scorso secolo, per poi esplodere, con la complicità di altre tecnologie quali lo scanner e il modem, negli anni Ottanta. Successivamente, per circa una decade e oltre, come ricorderà chi ha vissuto in quegli anni, non c’era ufficio privato (e, nel migliore dei casi, pubblico) in cui non si sentisse il sibilo della connessione e poi lo scattare del fax che stampava il suo messaggio.

L’obsolescenza, naturalmente, venne decretata dal trionfo di Internet, dalla possibilità di accludere pesanti allegati ai messaggi di posta elettronica, e il fax entrò in quell’immenso museo delle tecnologie dismesse, paradiso dei nostalgici e di chi non può fare a meno di considerare stupendi e insuperabili tutti gli oggetti dei suoi vent’anni. Naturalmente sulla faxmania, come per ogni altra retromania, c’è poco da criticare: fa appello alle emozioni e regala l’illusione di poter tornare indietro nel passato, e quasi sempre la tesi che questi vecchi arnesi “funzionino meglio” è, in buona parte, attribuibile a una percezione soggettiva, per non dire a un autoinganno. Tuttavia è innegabile che, così come nel caso del supporto in vinile per gli amanti della musica (chi avrebbe scommesso sul suo ritorno, benché di nicchia?), anche il fax aveva un fascino che la moderna, istantanea comunicazione via e-mail non ha.

Se mi è permesso citare due brevi casi personali, ricorderò quando, lavorando con mio fratello in una nostra piccola impresa di distribuzione di videogame, nella seconda metà dei Novanta, in ufficio, dopo avere inviato ai potenziali acquirenti il fax con l’elenco delle ultime novità, e avendo atteso a lungo, in un silenzio scoraggiante, che qualcuno rispondesse con un’ordinazione, sentimmo infine il fax “fischiare” e sputare fuori il primo, inaspettatamente cospicuo ordine della nostra impresa. Mio fratello e io eravamo lì che pendevamo letteralmente dalla bocca dell’aggeggio, che continuava a stampare il prezioso documento.

 

 

Non nasconderò nemmeno che, passando a tutt’altro (ma sempre nello stesso ufficio) quel fax fu anche lo strumento di uno scambio sentimentale con una ragazza che, dal suo ufficio, inviava e rispondeva ai miei messaggi, e che, essendo anche una grafica, poteva, diversamente da me, corredare i suoi “bigliettini” con suggestivi disegni. Oggi, non mi servirei più del fax, ma devo riconoscere che mi ha regalato bellissimi momenti.

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