Ma Cristo era bello o era brutto? Aveva l'aspetto del Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli, vale a dire un uomo dalla pelle bianca, con gli occhi azzurri e penetranti, la barba perfettamente in ordine, un fisico asciutto? Oppure mostrava capelli corti e incolti, un folto boschetto di peli sul mento, naso bulboso e carnagione bruna così come rappresentato nel programma Son of God mandato in onda dalla Bbc nel 2001, un'immagine peraltro contestatissima dai telespettatori della terra d'Albione? La faccenda del videre Iesum non è questione da poco. Essa orbita attorno a questioni teologiche e ontologiche di non poco momento. Va intimamente sottolineato che, nel periodo degli inizi, almeno fino al XIII secolo, le raffigurazioni del volto di Cristo furono orientate da alcune correnti di pensiero che espressero opinioni sull'aspetto di Gesù incarnato le più distanti.
Il profeta Isaia, per dire, così lo descriveva: «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere». Per questo motivo, taluni esponenti del Cristianesimo antico hanno ritenuto che Gesù doveva essere «deforme» (san Giustino martire), «brutto alla vista» (san Clemente di Alessandria), «privo di bellezza e il suo corpo non degno di un uomo sano» (Tertulliano). Per altri cristiani, al contrario, il riferimento al volto dell'unico Messia (vero Uomo e vero Dio) era contenuto nel Salmo 45,3: «Tu sei il più bello tra i figli degli uomini». L'orientamento considerava il Cristo risorto, il Redentore, il Santificatore. Si contemplava, insomma, la sua gloria sinonimo di bellezza fisica.
Diventa chiaro, al postutto, che siamo di fronte a un argomento abbastanza rognosetto, gremito com'è di nodi che Michele Bacci, professore ordinario di Storia dell'arte medievale presso l'Università di Friburgo (Svizzera), cerca di sciogliere nel suo interessantissimo I volti Cristo. Immagini della santità tra Oriente e Occidente (Carocci, 284 pagine, 200 euro). Anzitutto va detto che il primo ostacolo difficile da superare nella rappresentazione dell'aspetto dell'Unto dei Signore, sono i Vangeli stessi che di Cristo non forniscono alcuna descrizione. La spiegazione è evidente: l'intento di Pietro e degli altri non era quello di elaborare una biografia del Rabbi (così come spesso veniva appellato) ma di evidenziare ed esaltare l'importanza del suo messaggio e la sua consustanzialità al Padre. Ne scende che le prime raffigurazioni, elaborate nei primi secoli, sono essenzialmente un carattere simbolico e allegorico. Una declinazione fisionomica ispirata soprattutto da una interpretazione cristiana del Cantico dei Cantici. È poi da aggiungere che la presenza di indicazioni contraddittorie presenti in diversi passi biblici, ha incoraggiato nei secoli i pittori a elaborare immagini diverse l'una dall'altra.
Col passare del tempo iniziarono ad aumentare descrizioni che avevano pretesa di verità, o perché ispirate da presunte visioni in cui Gesù si sarebbe palesato con un aspetto piuttosto che un altro, o avvalorate dal ritrovamento di immagini cosiddette acherotipe, ovvero non realizzate da mano umana come il Mandylion, o immagini come quella di Edessa, adorato dai cristiani d'Oriente, o ancora reliquie come il velo di Veronica, sul quale si diceva fosse impresso il vero volto di Gesù. A non dire della Sacra Sindone. Com'è, come non è, il tipo di Gesù a noi familiare divenne canonico nell'Oriente bizantino nel VIII secolo, al termine delle controversie tra iconoclasti e iconoduli (gli iconoclasti erano coloro che perseguitavano e distruggevano le immagini sacre, gli iconoduli quelli che le difendevano e veneravano) finendo per affermarsi, questi ultimi, in Occidente a partire dal XIII secolo.
È più o meno in questo periodo che il volto si fa bianco e vermiglio come quello (di nuovo) del Cantico dei Cantici ei capelli si allungano così da associare Gesù al modello del “santo”, dell'uomo consacrato a Dio per tutta la vita che nella tradizione biblica era connesso al voto del nazireato”, (un voto religioso ebraico di consacrazione a Dio, che prevedeva tra l'altro il visione di tagliarsi i capelli ed evitare il contatto con cadaveri). fisionomia di Cristo a noi oggi più familiare è il prodotto finale di una sorta di processo secolare che si può descrivere come un graduale compromesso. Meglio: di uno sforzo di armonizzazione delle millanta indicazioni bibliche le più ambigue, tradizioni musive molteplici e distinte, posizioni teologiche discordanti e convenzioni differenziate. Detto ciò, non possiamo che ricavarne un'unica conclusione: il vero aspetto del Figlio di Dio resta ancora un mistero.