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Usa, protesi facciale removibile per Chrissy Steltz

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La 27enne ha perso occhi e naso in un incidente. Gli specialisti di Eugene hanno utilizzato delle vecchie foto della donna e messo a punto una protesi adattabile alla sua età attuale

Tatiana Necchi
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Questa è la storia di Chrissy Steltz, una ragazza di 27 anni americana. Lei è rimasta sfigurata quando di anni ne aveva solo 16. A cancellare i suoi tratti è stato un colpo di pistola sparato nella notte, per sbaglio, da un suo amico durante una festa a Milwaukie, nell'Oregon, dove la 27enne vive tutt'oggi. Chrissy è stata in coma per sei settimane e quando ne è uscita non aveva più un volto, oltre ad aver perso la vista. Anche gli altri sensi erano seriamente compromessi. Ora è tornata ad avere un volto grazie a una protesi facciale removibile, la prima nel suo genere. Questo per lei vuol dire avere un naso e degli occhi ed essersi liberata, buttandola nel cestino, di quella mascherina da notte con cui ha coperto il vuoto che per oltre un decennio è stato sul suo viso. Per restituirle un viso, gli specialisti di chirurgia maxillo-facciale di Eugene guidati da Eric Dierks, hanno utilizzato delle vecchie foto della donna e messo a punto una protesi adattabile alla sua età attuale e munita di occhi azzurri, naso e sopracciglia artificiali. L'impianto è in silicone, fissato con speciali magneti in titanio alle ossa facciali e può essere tolta e riparata in qualsiasi momento. Per renderla più reale possibile, medici e tecnici hanno usato anche dei trucchi, per l'esattezza mascara, ombretto e eyeliner, e ora il volto nuovo di Chrissy sta rimbalzando sulle principali testate americane e d'Oltreoceano. La ragazza, nonostante quel brutto incidente che cambiò e sconvolse la sua vita, in questi anni non si è mai persa d'animo. Ha proseguito i suoi studi, imparato a leggere il braille, si è fidanzata e ha avuto un bambino. Ma era terrorizzata, come racconta lei stessa, all'idea che suo figlio potesse un giorno vedere quel che si nascondeva dietro quella mascherina da notte con cui copriva il "buco" che si apriva sul suo volto. Ma oggi dice entusiasta: «Ora mio figlio potrà guardarmi come fossi una persona normale».

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