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Coronavirus, hai perso gusto e olfatto? Frontiere italiane, viaggio nel centro che ti restituisce i sensi

Alessandro Gonzato
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Eucalipto, chiodo di garofano, rosa e limone. I profumi vanno respirati separatamente due volte al giorno, mattina e sera, per un minuto. Il trattamento, che si fa a casa, dura dai tre ai sei mesi. Funziona così la riabilitazione al gusto e all'olfatto codificata dal professor Thomas Hummel, dell'Università di Dresda, in Germania. Non v' è nulla di sperimentale, è tutto scritto in letteratura scientifica. La statistica di metà pandemia diceva che il gusto e l'olfatto venivano persi da otto contagiati su dieci. La maggioranza li recuperava eli recupera in pochi giorni ma c'è chi va avanti per parecchie settimane.

Una sparuta minoranza li ha persi definitivamente. A maggio dell'anno scorso il dottor Luca Raimondo, responsabile del reparto di Otorinolaringoiatria dell'ospedale Humanitas Gradenigo di Torino, assieme alla sua squadra ha deciso di cominciare a curare i pazienti-Covid con la tecnica del professor Hummel. «Ricordate?», dice a Libero, «sembrava una leggenda metropolitana che il virus alterasse il gusto e l'olfatto, e invece è diventato il segnale principale dell'avvenuto contagio. Tre mesi dopo l'inizio della pandemia, quando le dinamiche dell'infezione si facevano sempre più chiare, abbiamo aperto l'ambulatorio dedicato a questi due disturbi, e i risultati sono molto incoraggianti».

 

 

Il dottor Raimondo, assieme alla collega Erica Provenzano e al tecnico audiometrista Federico Copersi to, finora ha preso in carico circa 400 pazienti, per gran parte il trattamento non è ancora terminato e dunque il campione di guariti è ancora ristretto, e però circa l'80% finora ha risposto positivamente. «Il problema c'è sempre stato anche prima della pandemia», sottolinea il dottore, «ma veniva sottostimato e a volte sottovalutato, tanti pensavano "ma sì, andrà via da solo"», e invece a volte c'è bisogno di una cura specifica. Eccola la cura del Gradenigo di Torino: «Innanzitutto», spiega il responsabile dell'otorinolaringoiatria, «è indispensabile visitare il paziente, soprattutto per escludere patologie preesistenti.

Poi si passa a un doppio accertamento: prima l'olfattometria e la gustometria, che servono a quantificare la perdita sensoriale, non sono invasivi e durano mezzoretta. Poi viene effettuata una risonanza magnetica dell'encefalo senza mezzo di contrasto, anche questa per escludere altre patologie e per verificare il volume dei bulbi olfattori». Quindi la terapia, corti sonica e neurotrofica, quest' ultima basata su integratori alimentari che stimolano la rigenerazione dei nervi. «Se dopo 7-8 mesi il gusto e l'olfatto non tornano, il cortisone viene sospeso, mentre con la terapia neuro trofica si può proseguire, perché non ha particolari controindicazioni», sottolinea il dottor Raimondo. «Ma il fulcro è la riabilitazione».

 

 

 

Dicevamo: profumi specifici all'eucalipto, al chiodo di garofano, rosa e limone. «È necessario attenersi strettamente a questi odoranti, perché è una terapia codificata in letteratura, il protocollo è questo. È una terapia per l'olfatto, che però è interconnesso col gusto, per il quale non esistono protocolli riabilitativi specifici». Un altro aspetto fondamentale, precisa il dottor Raimondo, è la rapidità dell'intervento: «Non bisogna aspettare più di 5-6 mesi, perché più passa il tempo e minori sono le possibilità di risolvere il problema». Anche lui nei mesi scorsi ha perso temporaneamente l'olfatto. «Qui vengono pazienti da tutt' Italia, ne abbiamo dalla Sicilia, dalla Sardegna, due francesi».

Quanto costa? «Si può accedere a tariffa agevolata, tramite il servizio sanitario nazionale... Cerchiamo di venire incontro il più possibile. Arrivano genitori coi figli di 14-15 anni, ma anche persone di 65-70, oltre no. Prima del Covid questi disturbi erano legati principalmente alle conseguenze di incidenti stradali o sul lavoro, al decorso post -ictus, oltre ovviamente a influenze particolarmente forti. La gente non gli dava grande importanza, come dicevo». La variante indiana, Delta stando al politicamente corretto, pare che questi disturbi non li dia. E però chissà quando arriveranno la Epsilon e a seguire le altre lettere dell'alfabeto greco. Certi professori sui giornali e in tivù, certi politici a Roma e non solo, non aspettano altro. 

 

 

 

 

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