Ruby ter, Giovanna Rigato chiede il rito abbreviato
Giovanna Rigato, una delle ospiti fisse delle serate di Arcore, finita a processo per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari in uno dei filoni del procedimento Ruby ter assieme a Silvio Berlusconi, ha depositato venerdì 9 febbraio, attraverso il suo avvocato Corrado Viazzo, al gup Maria Vicidomini e alla Procura un'istanza per essere processata con rito abbreviato, condizionato alla possibilità di interrogare l'altra olgettina Francesca Cipriani e il direttore delle risorse artistiche di Mediaset Giorgio Restelli. Se il gup, nell'udienza già fissata per lunedì prossimo, dovesse accettare la richiesta della Rigato, la sentenza per la ragazza arriverebbe in tempi molto più rapidi rispetto a quella del Cavaliere e degli altri 23 imputati nel caso Ruby ter, tra cui la stessa Karima El Marough, rischiando così di incidere sull'esito dell'intero processo. "Abbiamo deciso di chiedere di poter sentire il manager di Mediaset Giorgio Restelli perché nel corso dell'inchiesta aveva detto che le ragazze venivano scritturate da Mediaset in cambio del loro silenzio sulle serate a Arcore - ha spiegato l'avvocato Viazzo - mentre invece nel caso della Rigato il rapporto con il gruppo risale addirittura al 2002 quando ha partecipato al Grande Fratello, quindi molto prima rispetto al caso Ruby. Francesca Cipriani, invece, vorremmo che testimoniasse su alcune telefonate che ha scambiato con la Rigato al termine delle cene a villa San Martino, telefonate che dimostrano che la mia assistita è venuta via prima rispetto a altre ospiti". Tutti elementi che il gup Vicedomini dovrà valutare nell'udienza preliminare di lunedì mattina. Al centro ci sono i versamenti effettuati da Berlusconi all'autunno 2016 (quindi in tempi più recenti rispetto alle altre ragazze) a Aris Espinosa, Elisa Toti, Miriam Loddo e alla stessa Rigato sempre in cambio, secondo l'accusa, del loro silenzio nei processi del Rubygate. I pagamenti sarebbero avvenuti a Milano, ragione per cui i pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio hanno chiesto e ottenuto che i fascicoli, in precedenza inviati alle procure di Treviso, Monza e Pescara, tornassero nel capoluogo lombardo.