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Vittorio Feltri sugli omosessuali: "Sì a nozze e adozioni, ma li chiamo fro*** perché..."

Maria Pezzi
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Vittorio Feltri spiega il suo rapporto con gli omosessuali, una volta per tutte. Intervistato su Chi da Alessio Poeta, anche giornalista di gay.it, il direttore di Libero rifiuta la definizione di "omofobo". "Tutto mi si può dire tranne che io sia omofobo! Non ho pregiudizi, ho molti amici con quella tendenza lì e poco mi importa di quello che fanno sotto le lenzuola. Devo pensare a quello che succede sotto le mie". Feltri preferisce la parola "frocio" a gay e omosessuale. "Amo la lingua italiana e mi rifiuto di chiamare neri i negri, così come gay i froci. Non c'è nulla di offensivo. Basta aprire lo Zanichelli. Io la guerra del dizionario non la voglio fare". E ancora: "Ma se i gay sono i primi a chiamarsi froci tra loro, perché devo farlo io? Agli omosessuali non contesto nulla, se non il gay pride. Quello, in tutta sincerità, lo trovo poco utile alla causa". Per approfondire leggi anche: Feltri: "Siano lodati i ricchioni" A dimostrazione che Feltri non è omofobo, si dice favorevole alle famiglie arcobaleno e alle adozioni per le coppie omosessuali. “Le cose peggiori accadono in quella che noi chiamiamo famiglia tradizionale e sono certo che due persone dello stesso sesso possono dare più amore e benessere di un orfanotrofio”.

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