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Morto Sandro Mayer, un anno fa l'intervista a Libero: il sogno mai realizzato e la bordata a Belen Rodriguez

Alessandra Menzani
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È morto Sandro Mayer: il giornalista aveva 77 anni. Qui di seguito, vi riproponiamo l'intervista firmata da Alessandra Menzani al direttore, pubblicata su Libero il 27 novembre 2017, appena un anno fa. Direttore da un milione e mezzo di copie ai tempi d'oro, inviato speciale, responsabile di Novella 2000, Epoca, per 20 anni di Gente, nella sua carriera ha intervistato i reali, Gheddafi, Indira Gandhi e Ronald Reagan ma poi si è concentrato su vip, amori, tradimenti, costume e Padre Pio. Dal 2004 dirige gloriosamente il settimanale DiPiù, poi lancia DiPiùTv, tra i giornali più venduti d' Italia grazie al linguaggio semplice, il rapporto diretto con i personaggi famosi (gli uffici stampa li bypassa) e allo stile popolare. Sandro Mayer, mitico direttore classe 1940, sposato con una figlia, è anche una presenza fissa a Ballando con le stelle e un commediografo. Di recente ha dato alle stampe «Storie da palcoscenico. Il teatro della vita secondo Sandro Mayer» (14 euro, Cairo Editore) in cui raccoglie quattro commedie che ha scritto nella sua carriera per il teatro. Il suo amore e il suo orgoglio. Una di queste opere è dedicata a Padre Pio. Ha raccontato che il santo di Pietrelcina le è apparso in sogno e le ha detto: «Mettimi in copertina, vedrai che venderai». Lei obbedì e fece record di copie. Come se lo spiega? «Certe cose sono nell' aria. Un giornalista spesso annusa e anticipa le correnti, quello che sta per esplodere. Forse il mio inconscio aveva annusato quel bisogno di religiosità. Allora i media parlavano poco di questo personaggio, ma l' amore per Padre Pio si è diffuso dal 1968 agli inizi del 2000. È il santo più amato, il più pregato. Ha tanti vip fedeli. Una volta ho incontrato Valeria Marini in aereo: "Direttore, sono una devota di Padre Pio", e mi ha mostrato la sua immagine custodita in una busta legata al reggiseno». Da allora lo mette sempre in copertina. «Sì, ma non per vendere. All' inizio abbiamo avuto un grande riscontro, oggi lo mettiamo perché i nostri lettori sanno che su DiPiù non manca mai e hanno piacere che si parli di lui». Però lei non è così religioso come si pensa. «Sono credente il giusto. Non praticante di quelli che stanno male se non vanno in chiesa una volta. Vivo la mia vita. Con Osvaldo Orlandini, il mio vicedirettore, ho scritto il libro La Grande Storia di Padre Pio, 150mila copie. Osvaldo si è dedicato alla documentazione, io andavo di pancia. Sono stato a San Giovanni Rotondo e Pietrelcina, ho capito questa atmosfera religiosa. Si respira un' aria diversa, si sta meglio». È stato anche uno dei primi a dedicare sui giornali tanto spazio agli animali. «Avevo iniziato quando ero a Gente con la storia di Hansel e Gretel. Hansel era un cane cieco, Gretel lo accudiva. Apriti cielo: telefonate, lettere. L' amore per gli animali è davvero immenso. Ho anche scritto il romanzo sui cani, Cuccioli nel vento, 20mila copie, bellissimo, che forse non ha avuto il successo che meritava». Insomma, Padre Pio e i cani vendono più di Belen? «Nel mio giornale sì. Ma non colpevolizziamo sempre Belen. Io non l' ho mai incrociata, strano, ma bisogna dire che se una ragazza sconosciuta che arriva dall' Argentina si impone in quel modo qualche dote ce l' ha. Uno dice: cosa sa fare? Io: ha carisma. Ora magari è un po' nell' ombra perché i Rodriguez si sono inflazionati». Altri personaggi che "tirano"? «Non ce n' è uno in particolare, dipende sempre da quello che scrivi. Dalla notizia. La Hunziker può andare a volte, altre di meno. Così Maria De Filippi, la Ventura Non scelgo il personaggio per vendere di più ma per passione per la storia. Adesso sta passando l' idea del giornalismo senza notizie, ma il lettore non è fesso. Va all' edicola, vede il tale vip in copertina, sbircia, poi il giornale lo rimette giù se legge un titolo e pensa: "Beh, ma non mi dite niente di nuovo"». Lei non usa Facebook né Twitter, DiPiù non ha il sito, non date anticipazioni online. È il suo segreto? «Chi vuole leggere il giornale lo compra. L' altro giorno vado all' edicola e vedo appeso un film di primissima visione, La Bella e la Bestia, a poco prezzo. Vedere buttata lì un' opera di ingegno con un gancio mi ha fatto molto soffrire. Io amo il cinema, vado nella sala, mi gusto i film. Al massimo dopo un anno li vedo in tv, ma quella era una prima visione. Lo stesso vale per i giornali. Io non do le mie notizie gratis prima al web. Per rispetto dell' ingegno e del lavoro di tutti quelli che collaborano con me. Il nostro non è un lavoro qualunque, ma è creativo». Anche se è giornalismo popolare. «Se devi intervistare Belen o Macron ci metti lo stesso impegno. Non c' è differenza tra scrivere di spettacolo o di politica, per me». Quale politico italiano interessa di più? «Quello che piace di più nel bene o nel male è sempre lui. Berlusconi. Ha carisma, da 30 anni fa notizia. Berlusconi "si dà": mostra la sua casa, anche la sua ricchezza, non si vergogna. Uno che si sa gestire è Matteo Salvini, anche perché ha una compagna come Elisa Isoardi, signora dalla figura gentile. Ho fatto una copertina con Salvini in gondola, a Venezia. E poi Salvini privato che cucina cotolette. Come Berlusconi, ha capito che deve "darsi". Giulio Andreotti faceva politica ma andava anche al Bagaglino». Gli altri? «Renzi si dà da fare, si mostra in vacanza, in costume. Agnese era un' ottima first lady. I politici italiani devono entrare nelle case della gente con le loro vite, esibirsi in casa, con i figli, all' americana. Lo ha fatto Obama, poi Trump. Prima ha mostrato tutti i figli poi ha capito che il personaggio era Melania, che ora è ovunque. Da noi c' è più chiusura. Si fanno vedere ermetici». Berlusconi l' ha mai corteggiata? «Sì ma non abbiamo mai quagliato. Ci siamo visti due o tre volte. La prima volta mi ha convocato a colazione ad Arcore nell' 88. Ne rimasi affascinato. Ero direttore di Gente, voleva fare un grande settimanale popolare. Dissi di sì. Poi ci rivedemmo in via Rovani ma il progetto fu rimandato, si stava occupando della Standa». La seconda volta? «Facevo Domenica in con Irene Ghergo e Boncompagni. Mi propose di condurre una serie sui grandi processi della storia finiti con un errore giudiziario. Dieci puntate. L' idea mi piacque molto ma era un impegno a tempo pieno e non potevo lasciare Gente. È saltato. Una terza volta non ricordo. Pazienza». Lei per chi vota? «Mica glielo dico. I Cinque Stelle sono una realtà importante, non solo un voto di protesta. Bisogna vedere come va la campagna elettorale ma se si votasse domenica prossima credo, da quello che annuso, che la corrente di centrodestra che c' è in tutta Europa possa vincere anche da noi. Il centrodestra in questo momento è più forte dei grillini». Cosa ne pensa dell' ondata di molestie nel mondo del cinema, da Hollywood all' Italia? «Aspetterei di vedere come va a finire, se questo movimento porterà a qualcosa. Nel passato? Sono nati anche tanti amori nel mondo dello spettacolo. Non so quale fu l' approccio che tanti anni fa il produttore Carlo Ponti fece a Sofia Loren, che poi divenne sua moglie. Vai a sapere come andò tra De Laurentiis e la Mangano. In generale sono tanti gli amori nati sul lavoro: l' infermiera con il medico, la giornalista col direttore. Mia nonna diceva sempre alle ragazze: "Vai a lavorare, vedrai che trovi marito"». Il suo primo amore è il giornalismo, la tv o il teatro? «La scrittura. Sin da bambino, a Napoli, sognavo di scrivere. Vedevo i giornalisti che discutevano pieni di passione davanti alla redazione del Mattino. Ero affascinato. Da ragazzo io e mio fratello vendevamo i libri dell' Einaudi con un banchetto al Piccolo Teatro. Vendevamo durante l' intervallo di Eduardo, Bernard Shaw, Ibsen. Stavamo in galleria. Tutte le sere sentivamo Il Giardino dei ciliegi, La visita della vecchia signora. Imparai a memoria le battute. "Un giorno scriverò per il teatro", pensavo. Così è stato». La prima volta? «Sono sul treno Intercity, alla partenza. Vedo una ragazza italiana con il fidanzato albanese. Si separano. Lei lo lascia, piangendo. Lo pianta per volontà del padre. Sul treno verso Finale Ligure inizio a scrivere sul block notes, ho immaginato come poteva andare avanti la loro storia. La mia prima commedia. L'ho fatta battere a macchina, l'ho riletta e mi sono commosso da solo. Così è nato Il silenzio dei sogni. Un produttore coraggioso l' ha messa in scena. Elisabetta Gardini era la madre. Poi c' era Renato De Carmine. La ragazzina era una debuttante che ha fatto strada: Veronica Maya. Ho talmente goduto a scrivere questa opera che ne ho fatte altre tre. E le ho riunite nel libro. C' è anche il musical di Padre Pio. Un' idea per un bel regalo di Natale». A Ballando con le stelle tornerà? «Sì. Mi piace molto, è il mio relax. Sono 30 anni che faccio tv, con Sabani, 9 anni di Buona domenica con Costanzo. Da Milly Carlucci ho anche cantato Malafemmena. E ho ballato un valzer con Anna Oxa. Mi so prendere in giro». L'abbiamo visto: alle ironie per la sua rigogliosa capigliatura dopo il trattamento, è stato al gioco. Non se l' è mai presa. «Che potevo fare? Un bel giorno, improvvisamente, mi presento in tv e ho i capelli: lasci fare. Sa, non mi ero reso conto di essere così popolare. Ma cosa interessa alla gente se io ho i capelli o no, pensavo. E inveceMi sono trovato sotto casa la troupe di Lucignolo alle 8 di mattina». I suoi lettori cosa le hanno detto? «Ho ricevuto tanti complimenti. Ho voluto farlo e l' ho fatto. Anche quelli che dicono: oddio, quella è rifatta! E allora? Se si piace, ha fatto bene. Se è venuta male, può sempre rifarsi». Qual è il suo sogno professionale? «Oddio, che devo fare ancora. Che il mio musical vada in un bel teatro, in una grande città, magari al Manzoni di Milano, al Sistina di Roma. Ma vivo bene anche se non succede». di Alessandra Menzani @AMenzani

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