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Fotovoltaico in ginocchio, 6 mila posti a rischio soprattutto per under 35

Le imprese richiedono a gran voce una liberalizzazione del mercato elettrico

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Roma 21 gen. - (Adnkronos) - Mentre il resto del mondo si accinge a finanziare le imprese che investono in fotovoltaici e energie rinnovabili, in Italia questo mercato rischia la scomparsa. E sono oltre 6 mila i posti di lavoro a rischio tra ingegneri e tecnici, spesso under 35. Il nuovo taglio degli incentivi avrebbe fatto calare il fatturato del 2012 del settore fino a 11 miliardi di euro contro i 21 mld del 2010. Piccole imprese stanno chiudendo i battenti, tagliando i costi e il personale, colpite da fatturati in sofferenza, ridotti anche dell'80-90% rispetto alle previsioni fatte in primavera. Mentre si esaurisce la spinta degli incentivi del 4° Conto energia l'Italia può 'vantare' la costruzione di oltre 450 mila impianti per una potenza totale di 16,6 GW, dati che fanno del nostro il secondo paese al mondo per potenza installata nel fotovoltaico. Ma ora le imprese richiedono a gran voce una liberalizzazione del mercato elettrico per agevolare la vendita diretta di energia prodotta dagli impianti fotovoltaici a privati e aziende in prossimità degli impianti stessi ma anche per favorire l'autoconsumo. Fra le aree più colpite situazione particolarmente difficile in Veneto, dove in questi giorni è stata aperta la procedura di mobilità per un centinaio di dipendenti della Helios Technology di Carmignano del Brenta e della Ecoware di Padova. In difficoltà, anche la XGroup di San Pietro Viminario. Dalla cassa integrazione sono passati pure 80 dipendenti della sede italiana della tedesca Solon sempre a Carmignano. Dalla fine dell'estate sono in cassa integrazione 220 dipendenti della Solsonica di Rieti. La Solarday di Mezzago è in liquidazione e la controllante Mx Group di Villasanta dopo una cura dimagrante del personale punta all'estero. Secondo un'analisi di At Kearney, lo scorso settembre è stato forse il mese peggiore nella storia del comparto, composto da un migliaio di aziende e 20 mila addetti diretti che arrivano quasi a 100 mila con l'indotto. Una fuga dall'Italia verso paesi che hanno varato robusti programmi statali di incentivi è quello che ci vuole per superare la crisi. Almeno questa è la soluzione che stanno scegliendo le piccole imprese soffocate dalla crisi. Altre aziende stanno diversificando le attività puntando su biomasse, biogas, solare termodinamico e manutenzione dei grandi campi fotovoltaici. Infatti, l'attuale ingente parco fotovoltaico, pari ad alcune decine di miliardi di euro di investimenti, avrà una durata variabile dai 10 ai 30 anni. "Ciò significa che, specie per gli impianti più grandi, - racconta Giuseppe Moro, presidente della romana Convert Italia, da 30 anni nel settore dell'energia - la priorità è mantenere negli anni l'efficienza e di conseguenza la resa energetica perché altrimenti non sarebbero più redditizi per i proprietari, spesso fondi d'investimento e società finanziarie". In assenza di altre prospettive c'è anche chi si butta a capofitto sul mercato del fotovoltaico domestico (incentivato con la detrazione del 50%) "pur con i dubbi legati al mettere mano a centinaia di piccoli impianti per raggiungere quei volumi di lavoro per i quali prima bastava un solo grande impianto" spiega Davide Bartesaghi, direttore di Solare B2B. "Ci aspettano un paio di anni da 1,5 - 2 GW - spiega Bartesaghi. Sono volumi che rappresentano un balzo indietro importante ma sono pur sempre volumi che permettono a tante aziende di lavorare. In attesa che con la grid parity arrivi davvero un mercato più libero". E mentre gli addetti del settore parlano di un comparto che solo nel 2011 ha generato 39 miliardi di euro di pil, 40 miliardi di investimenti superando di gran lunga i 4 miliardi circa di incentivi al fotovoltaico, c'è "chi mette in evidenza il costo di questi incentivi per i consumatori in bolletta e per il bilancio dello Stato, un livello d'incentivazione troppo elevato rispetto a tutti gli altri paesi".

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