Santuario dei Cetacei minacciato dal 'marine litter'
(AdnKronos) - Il Santuario dei Cetacei è un'area naturalistica di pregio, ma sottoposta quotidianamente a sversamenti di idrocarburi, accidentali o meno, e da un importante inquinamento da plastiche. E' la denuncia di Legambiente che nel secondo giorno di navigazione della Goletta Verde straordinaria sta seguendo il viaggio del relitto della Concordia, oggi fa il punto la prima area protetta al mondo dedicata alla protezione dei mammiferi marini. Istituita nel 1999 da Italia, Francia e Principato di Monaco su un tratto di mare di alto valore naturalistico, l'area comprende 90.000 kmq di mare tra Liguria, Toscana e Sardegna, 5 parchi nazionali (Portofino, Cinque Terre, Arcipelago toscano, Arcipelago di La Maddalena e Asinara) e numerosi parchi regionali. Nel Santuario si stima la presenza di circa mille balene, ben 40 mila fra stenelle, tursiopi e delfini comuni e poi grampi, capodogli, zifi e globicefali. L'area è caratterizzata da fondali profondi e da correnti ascendenti che facilitano la formazione di grandi banchi di plancton, ideali per l'alimentazione dei cetacei. Ma molte delle malattie che insidiano i cetacei sono causate dal marine-litter, rifiuti abbandonati in mare o sulle spiagge e portati al largo da onde, mareggiate o dal vento. Legambiente nel 2013 ha condotto un progetto di ricerca insieme all'Accademia del Leviatano che ha portato all'osservazione dei rifiuti in mare su oltre 3.000 km di tratte marine. Nelle acque del Tirreno centro-settentrionale, proprio lungo la rotta della Costa Concordia verso Genova, sono stati intercettati 5,1 macro rifiuti ogni kmq, con la più alta presenza di plastica in assoluto: il 98,5% del totale. Le buste la fanno da padrone con il 32%, seguite dai teli di plastica (18%) e da frammenti plastici vari (14%). Una situazione altrettanto critica è stata registrata sulla tratta Livorno-Bastia dove, da aprile a luglio 2013, si sono svolti monitoraggi per un totale di 61 ore. Qui sono stati 2,14 gli oggetti osservati ogni kmq e anche in questo caso la plastica costituisce il 90,4% del totale dei rifiuti, con una composizione in linea con gli altri monitoraggi: 28% di buste, 20% di frammenti. I teli di plastica salgono al 19% mentre si attestano al 7% sia le bottiglie che le cassette di polistirolo. Altre insidie per i mammiferi del Santuario arrivano dalla pesca selvaggia. Sono infatti ancora molte nel nostro mare le morti accidentali di cetacei che restano intrappolati nelle reti spadare e negli attrezzi di cattura professionale. "Come testimoniano questi numeri, il problema della plastica in mare non riguarda solo l'Oceano Pacifico: l'Italia e il Mar Mediterraneo sono particolarmente coinvolti e occorre che si prendano misure decise per contrastare il fenomeno", dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente. I risultati del monitoraggio richiamano l'urgenza di intervenire e forniscono un contributo prezioso per la valutazione delle politiche di prevenzione e riduzione del fenomeno. "In tal senso - aggiunge Zampetti - la notizia di ieri dell'entrata in vigore del piano per la gestione dei rifiuti marini nel Mediterraneo è un'ottima novità". "L'Italia, insieme alla Francia e al Principato di Monaco - conclude Zampetti - colga l'occasione per far sì che il Santuario dei Cetacei non resti solo sulla carta, ma che diventi terreno di comuni e concrete politiche di tutela e valorizzazione". Con l'entrata in vigore delle misure e del calendario del Piano Regionale sulla gestione dei rifiuti marini, il Mediterraneo diventa Regione pioniera nell'adozione di misure giuridicamente vincolanti sui rifiuti marini. Il Piano infatti prevede che i Paesi del Mediterraneo elaborino politiche nazionali e piani di azione sul controllo e la prevenzione dell'inquinamento con scadenze che vanno dal 2016 al 2025.