In 50 anni dimezzata l'area dei ghiacciai piemontesi, da 56,4 kmq a 28 kmq

La fase di regresso più accentuata nei settori meridionali del Piemonte
sabato 30 novembre 2013
In 50 anni dimezzata l'area dei ghiacciai piemontesi, da 56,4 kmq a 28 kmq
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Torino, 27 nov. - (Adnkronos) - Diminuisce il numero dei ghiacciai piemontesi che passano da 118 a 98, e la loro superficie totale si è addirittura dimezzata (-50,2%), passando da 56,4 kmq a 28 kmq. A rilevarlo è il confronto tra le recenti foto aeree a grande scala e i dati del precedente catasto realizzato dal Comitato Glaciologico Italiano nel 1959-1962, che evidenziano come si è modificato il glacialismo piemontese negli ultimi 50 anni. Il progetto di ricerca intrapreso dall'Università degli Studi di Milano insieme a Levissima, va ad aggiungersi all'analisi dei ghiacciai lombardi realizzato lo scorso maggio. Obiettivo è la realizzazione, entro il 2014, di un catasto nazionale, con la collaborazione del Comitato Ev-K2-Cnr e del Comitato Glaciologico Italiano, che monitora lo "stato di salute" del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto. Il Piemonte ospita numerosi ghiacciai del settore occidentale delle Alpi, distribuiti in contesti geografico-climatici molto diversi: si passa dai piccoli ghiacciai delle Alpi Marittime, quasi affacciati sul Mar Mediterraneo, a quelli di maggiori dimensioni situati ai piedi di montagne che superano i 4.000 m, come il Gran Paradiso e il Monte Rosa. Nella tendenza generale del glacialismo piemontese è possibile distinguere due grandi sottoinsiemi di ghiacciai: il primo raccoglie i gruppi montuosi più elevati dove la riduzione areale è stata relativamente ridotta (inferiore al -50% della superficie di partenza). Due esempi sono il Gran Paradiso e il Monte Rosa, quest'ultimo presenta in assoluto la riduzione più limitata (-37 %), da attribuire alla quota elevatissima e alla superficie media di partenza relativamente estesa. Qui è inoltre situato il ghiacciaio più esteso dell'intera regione, il Belvedere (4,5 kmq). Il secondo gruppo presenta una percentuale di riduzione nettamente più alta, in particolare nelle regioni situate a sud, già in partenza caratterizzate da apparati di piccole dimensioni. Un caso emblematico è il gruppo del Monviso, i cui versanti molto ripidi non hanno permesso lo sviluppo di vaste masse glaciali e la loro conservazione. Qui il glacialismo appare ormai molto ridotto: si è passati infatti da 11 apparati, tutti classificati "ghiacciai montani" a 7 apparati tutti classificati "glacionevati", con una notevole riduzione areale. "La fase di regresso glaciale è più accentuata nei settori meridionali del Piemonte, come le Marittime e il Monviso, dove condizioni altimetriche, climatiche e morfologiche non favoriscono la conservazione dei ghiacciai. Questa regione è inoltre caratterizzata da un'intensa copertura detritica superficiale, fenomeno che vede vaste placche di ghiaccio coperte dai detriti, e ciò ne ha reso più complicato lo studio, nonché il confronto con i catasti precedenti", spiega Claudio Smiraglia dell'Università degli Studi di Milano, che coordina il progetto di ricerca. In Piemonte, come in Lombardia, si è osservato il fenomeno della frammentazione, che ha portato alla separazione di un unico ghiacciaio in più apparati. E' il caso del Bertà, dell'Albaron di Sea, del Carro Centrale nelle Graie Meridionali e del Sabbione Nord nel gruppo Monte Leone-San Gottardo. A ciò si aggiungono gli accorpamenti di ghiacciai precedentemente considerati unità separate. Il caso più interessante è quello del Belvedere sul Monte Rosa, noto sia perché è uno dei maggiori e più conosciuti "ghiacciai neri" (o ricoperto di detriti) delle Alpi, sia perché è uno dei pochissimi ghiacciai alpini dove si è verificato, nel 2002, un aumento rapido e anomalo di velocità, area e spessore con la successiva nascita del Lago Effimero. Il Belvedere nel catasto del Comitato Glaciologico Italiano del 1959-1962 risultava suddiviso in 3 ghiacciai, oggi è classificato come un solo apparato.