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Elezioni 2018, il retroscena terremoto: perché Di Maio e Salvini non parlano ancora

Giulio Bucchi
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Sono i due grandi, soli vincitori delle elezioni 2018 ma né Luigi Di Maio né Matteo Salvini parleranno. Staranno zitti per ore, e non perché ci sia incertezza sui risultati di Movimento 5 Stelle e Lega. I grillini sono il primo partito d'Italia, oltre il 30% sia alla Camera che al Senato, mentre la Lega ha effettuato uno storico sorpasso "interno" su Forza Italia diventando la prima forza del centrodestra. Ce ne sarebbe abbastanza per dichiarazioni esultanti, trionfalismi, pretese di governo qui, ora e subito. E invece silenzio. Parlano i luogotenenti, da Di Battista a Bonafede per il candidato premier Di Maio, i vicesegretari Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Fontana per Salvini. Leggi anche: "Governo Lega-M5s? Mattarella...", cosa sa Lucia Annunziata Di Maio rilascerà una dichiarazione ufficiale solo lunedì pomeriggio, dal quartier generale dell'Hotel Parco dei Principi. Salvini, invece, ha twittato un "grazie" agli elettori rinviando ogni dichiarazione alle 11 di lunedì. La verità è che esporsi ora, a botta calda, potrebbe condizionare le strategie future, delicatissime. Le elezioni non sono una gara di sprint, ma di mezzofondo. Vince chi regge anche dopo il giro di boa delle urne, chiedere per informazioni a Pierluigi Bersani nel 2013. E lo scenario è decisamente magmatico: Di Maio, da solo, non può governare e avrà bisogno di trovare alleati. Salvini è la guida del centrodestra ma per governare dovrebbe pericolosamente spostarsi verso il centro, con sfumature "sinistre". La prospettiva clamorosa, ma allo stato attuale dei numeri anche più percorribile, sarebbe proprio quella di una maggioranza "sovranista e populista": il tandem M5s-Lega avrebbe i numeri per governare a Montecitorio e a Palazzo Madama. Meglio stare zitti, dunque, e abbottonati. In attesa di capire, per vie sotterranee, anche cosa ne penserebbe il Quirinale.

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