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La figlia di Brad Pitt e Angelina Jolie: "Chiamatemi John". La psicologa: "Sbagliato assecondarla"

Maurizio Belpietro
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È una bellissima bambina che vuole essere un bambino, altrettanto bello. E non potrebbe essere altrimenti: il suo viso incorpora il meglio di mamma e papà, due delle creature più attraenti del globo, Angelina Jolie e Brad Pitt. Shiloh Nouvel, nata otto anni fa, è il loro capolavoro, un esempio di perfezione estetica, androgina, eterea, ma ha una stranezza. Veste come un uomo, più adulto che bambino, con la giacca e la cravatta, tiene i capelli cortissimi, ha l'aria sicura di sé, molto più vissuta rispetto all'età anagrafica. Lo hanno notato in molti, ma distrattamente, come una nota insolita nel quadretto famigliare della numerosissima famiglia Pitt-Jolie. Detti i Brangelina. Lunedì scorso la primogenita della coppia è arrivata alla prima di Unbroken, l'ultimo film diretto dalla Jolie, vestita da maschietto. Da qualche tempo Shiloh ama uscire di casa con abiti da uomo. Ed è così da qualche anno. La stessa Angelina, con franchezza e serenità, aveva spiegato i comportamenti della figlia in una intervista del 2010 a Vanity Fair. Disse: «Mia figlia si sente un ragazzo. Per questo le abbiamo tagliato i capelli. Ama vestirsi da uomo, vuole essere come i suoi fratelli». Aggiunge Brad Pitt: «Finora l'avevo sempre chiamata “Shi”, ma lei continuava a interrompermi e a chiedermi di chiamarla John». Il sondaggio: giusto assecondarla? All'epoca, la bambina aveva 4 anni. Pensare che, a quell'età, un essere umano abbia già un'identità sessuale definita colpisce molto. La sua fortuna è quella di essere nata in una famiglia aperta. Pitt-Jolie - difensori dei diritti gay e lesbo genitori di altri 5 bambini, tra adottivi e naturali - stanno affrontando la questione senza censura e alla luce del sole. Anche davanti ai media. L'unico «problema» è rappresentato dalla nonna paterna, Jane, attivista repubblicana che, non contenta del look maschile di Shiloh, si ostinò per mesi a comprarle vestiti «da principessa», nel tentativo di farle «cambiare idea». Ma i genitori di Shiloh sono diversi, moderni. Giudicano «irrispettosa» la linea dura della nonna. Si sono espressi pia favore dei matrimoni tra persone del medesimo sesso; la stessa Jolie non ha mai nascosto la sua bissessualità. Ma la psicologa è perplessa. «Non ci credo che una bambina di otto anni abbia coscienza di cosa siano il genere e l'identità sessuale. Assolutamente no». «Credo piuttosto», dichiara la dottoressa Federica Mormando, «come diceva lo psicoterapeuta Alfred Adler, alla fine del 900, che le bambine possano invidiare il potere maschile. Certe bambine molto intelligenti, addirittura, disprezzano i giochi femminili perché non rispecchiano lo stile di vita loro più vicino». Ma un genitore deve acconsentire che la propria figlia voglia essere un maschio nell'abbigliamento e in altri aspetti della vita? «Deve piuttosto chiedersi perché rifiuti il femminile», spiega, «spiegarle che si può essere forti e coraggiosi anche essendo donne. Lasciare libero un bambino a 4 anni è sbagliato. Quella non è libertà. La libertà si acquista quando si ha conoscenza delle cose». Ha ragione nonna Pitt, allora... di Alessandra Menzani

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