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Addio a Martino, papà dell'Ubaldae di Giovannona Coscialunga

Il re dei "b movies" degli anni '60 e '70, adorato tra gli altri anche da Quentin Tarantino, è morto in Kenya a 80 anni

Matteo Legnani
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Tra gli anni '60 e '80 era stato il re dei "b movies" all'italiana, dagli spaghetti western al filone gangster poliziesco fino alla cosiddetta commedia sexy all'italiana. Luciano Martino, 80 anni, è morto il giorno prima di Ferragosto a Nairobi in Kenya, dove viveva da tempo occupandosi di fotovoltaico e costruzioni. Lontano da quel cinema casereccio di cui per vent'anni è stato il sovrano indiscusso. Si devono a lui due titoli-cult come "Giovannona coscialunga" e "Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda" che hanno reso Edvige Fenech la donna più desiderata d'Italia. Sua compagna per anni, la Fenech allora non gradì quei titoli, ma ieri ha ricordato Martino con affetto: "Ci siamo voluti tanto bene, è stato una parte importante della mia vita". Adorato, oltre che dall'italiano medio di quegli anni che certo non andava a sorbirsi Antonioni o Scorsese, anche da in "cinevoro" come Quentin Tarantino, Martino aveva esordito nel '59 come co-sceneggiatore de "La notte brava" di Mauro Bolognini e negli ultimi anni aveva partecipato finanziariamente a film meno commerciali come "Il regista di Matrimoni" di Marco Bellocchio, "Il mercante di Venezia" con Al Pacino e "Gorbaciof" con Toni Servillo. Ma la sua epoca d'oro restano gli anni '60-70: da "Milano trema, la polizia vuole giustizia" a "Lo strano vizio della signora Wardh", da L'insegnante" fino al mitico "L'allenatore nel pallone" con Lino Banfi. Martino fece scuola e i registi della scuderia, da Umberto Lenzi a Nando Cicero, da Mariano Laurenti a Michele Tarantini riempirono per un decennio buono le sale di quartiere, ottenendo poi un buon successo anche sulle allora nascenti televisioni commerciali.

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