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Rai, non solo Fazio: bomba d'autunno, "arriva l'erede di Porro"

Giulio Bucchi
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Non ci sono solo gli ascolti a picco di Fabio Fazio e Cristina Parodi a Domenica In a dover preoccupare la Rai. Certo, la fuga di sponsor nel caso di share deludente è roba da far ribaltare i palinsesti, ma in arrivo ci sono anche altri ben più rognosi guai politici. Traduzione: par condicio. Nel momento di maggior crisi mediatica della sua storia (almeno di quella recente), viale Mazzini si ritrova alla vigilai di una campagna elettorale che si preannuncia durissima e che potrebbe lasciare a terra, una volta finita, un numero imprecisato di vittime. E in Rai i dirigenti appena uscito dall'era renzianissima di Campo Dall'Orto ed entrati in quella di Mario Orfeo, questo lo sanno molto bene.  È Giancarlo Mazzuca, ex direttore di Resto del Carlino e Giorno, parlamentare del Pdl ed editorialista del Giornale, dalle colonne del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti lancia l'allarme: qualcosa, nella tv pubblica, si sta già muovendo. Si spera non nella direzione dell'informazione monocolore, spiega, che ha caratterizzato la Rai nel periodo pre-referendum del 4 dicembre scorso. All'orizzonte c'è una nuova "commissione di saggi" che dovrebbe studiare come trasformare e organizzare la Rai in campagna elettorale. "Senza tanti proclami - suggerisce Mazzuca -, sarebbe il caso di agire concretamente e da subito. Un esempio: qualche giorno fa il consigliere d'amministrazione Arturo Diaconale e il sottoscritto hanno ricevuto l'impegno formale del dg Mario Orfeo di realizzare in tempi rapidi un programma settimanale in prima serata di approfondimento sul secondo canale in modo da garantire quel pluralismo dell'informazione che, dopo la chiusura di Virus di Nicola Porro, era diventato particolarmente carente su Raidue". "Un piccolo passo avanti, se vogliamo, nel mare magnum della disinformazione che può essere, comunque, un primo segnale - esulta il direttore e consigliere -: il vento sta cambiando anche in Rai. Ma per davvero e non come a Roma".

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