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Che tempo che fa, Fabio Fazio "fritto" da Mediaset: ascolti, la clamorosa sfida di Canale 5

Giulio Bucchi
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Meno male: i buoni sono tornati. Iniziavamo quasi a temere per loro. Negli ultimi anni, sembrava infatti che «serie tv cult» dovesse per forza fare rima con anti-eroe: da Breaking Bad in avanti, abbiamo seguito le tormentate vicissitudini di una variegata rosa di personaggi dannati, cinici o corrotti. Per carità, tutte figure di un certo fascino, in grado di sollevare molte domande sull' esistenza. Ammettiamo però che questo viaggio all' inferno aveva iniziato a infondere un po' d' ansia. E se è insindacabile che la Terra è abitata da molti, moltissimi, fetenti e ben pochi santi, è pur vero che noi abbiamo ancora bisogno di loro: abbiamo bisogno di credere che c' è la possibilità di cambiare lo status quo e che esistano persone che abbiano voglia e forza di farlo. Leggi anche: Mediaset, la pazzesca idea su Barbara D'Urso. Quando vogliono spostarla, la Rai trema  Prima serata - Da qui, il successo registrato domenica sera dalla serie tv americana New Amsterdam: le prime tre puntate del medical drama, trasmesse in prima tv da Canale 5, hanno registrato un buon 13,6% di share e quasi 3 milioni di spettatori (2,9 milioni). Tantissimo per una serie tv in prima serata. Il titolo, che è il secondo più visto della domenica sera, ha peraltro messo il fiato sul collo a Fabio Fazio che, su Rai Uno, ha registrato il 16% e 4 milioni di telespettatori nella prima parte di Che tempo che fa e il 13,4% e 2,1 milioni nella sezione «Tavolo». Ovazione anche da parte dei social: su Twitter, che dovrebbe essere la terra degli hater e degli ignoranti, si sono sciolti in un brodo di giuggiole proprio per i messaggi positivi e di speranza promossi dalla serie. Effettivamente New Amsterdam non può non affascinare. Per quanto la trama sia a tratti ingenua, la serie conquista perché riesce a cogliere lo spirito del nostro tempo, conciliando denuncia sociale (nonché politica) e spirito edificante alla This is us. Il protagonista della storia è il dottor Max Goodwin, interpretato dal belloccio Ryan Eggold. Lo vediamo arrivare nell' ospedale New Amsterdam Medical Center e, in qualità di nuovo direttore sanitario, cambiare tutto: licenza metà dei dipendenti, premia la meritocrazia, cerca il dialogo con il proprio staff, uomini delle pulizie compresi. Storia d' amore - Il suo obiettivo: mettere al centro il paziente e la persona, sfidando le regole del sistema ospedaliero americano, ormai asservitosi ai finanziamenti. A rendere ancora tutto più eroico è il cancro diagnosticato, fin dall' inizio, al protagonista nonché la sua storia d' amore: il dott Goodwin ha una moglie incinta da riconquistare. Bella storiella utopistica, verrebbe a questo punto da dire. Invece no: la serie si ispira a fatti reali, traendo spunto dal libro Twelve Patients: Life and Death at Bellevue Hospital del dottor Eric Manheimer. Da segnalare inoltre il caso di razzismo al contrario: il dottore di colore Reynolds decide di troncare con la collega in quanto bianca. La serie è già stata ribattezzata come la risposta a The good doctor: il medical drama estivo di Rai Uno, anch' esso edificante. Anch' esso già cult. I buoni, evidentemente, piacciono ancora. di Francesca D'Angelo

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