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Chi vuol essere milionario, il trionfo di Gerry Scotti e l'indiscrezione: come mette ko gli autori tv

Davide Locano
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Dopo 20 anni, quasi il 20% di share. Per giunta in prima serata. Basterebbe questo per dimostrare quanto piacciono, ancora oggi, i quiz televisivi: venerdì sera la puntatona speciale di Chi vuol essere milionario? ha stracciato tutti, appassionando 3,9 milioni di spettatori su Canale 5 (19,4%). Cosa vuol dire? Vuol dire che con buona pace degli autori, che si lambiccano per studiare nuove Isole, subdole tentazioni e arditi meccanismi di gioco, ciò che ancora inchioda al divano è la classica domanda di cultura generale. Quel «L'accendiamo?» che è come una scarica di adrenalina catodica. E dire che Chi vuol essere milionario? mancava sugli schermi italiani da sette anni: l'ultima edizione risale al 2011. Nel mondo lo show esiste addirittura da 20 anni: è stato lanciato per la prima volta in Inghilterra, il 4 settembre del 1998, sulla rete Itv. Il meccanismo è rimasto identico, allora come oggi, in Italia quanto all'estero: per accaparrarsi il milione di euro bisogna uscire indenni dal fuoco incrociato di 15 domande. Solo tre gli aiuti possibili, al quale si è aggiunto, venerdì sera, l' inedito «Chiedilo a Gerry». Per vincere l' arma segreta è la cultura: un valore ultimamente impopolare tra le masse. Leggi anche: Share, trionfo di Gerry Scotti con Chi vuol essere milionario? GUINNESS DEI PRIMATI Eppure, non solo Chi vuol essere milionario? continua a piacere ma ha addirittura sbancato in prime time: una fascia oraria solitamente proibitiva per i quiz. Parte del merito va, naturalmente, a Gerry Scotti: un padrone di casa impeccabile e simpatico, come pochi ne esistono in televisione. Il nostro ha condotto tutte le 1.593 serate de Il milionario, entrando nel Guinness dei primati per il maggior numero di puntate condotte nel mondo. I quiz dunque funzionano ancora molto bene in tv, soprattutto quando sono fedeli alla classica formula domanda/risposta. In fondo, basta quella: a intrigare è il meccanismo di smarrimento (nostro) e di ammirazione (verso il concorrente) nel momento in cui la domanda viene posta. Più il quesito è arduo e nozionistico, più ci inchioda al divano. Senza contare che ci si diverte assai persino quando lo sventurato di turno sbaglia le domande più ovvie. L' ignoranza altrui aiuta sempre l' autostima. Da qui, per esempio, l' incredibile successo riscosso su Rai Uno da L'eredità: fintanto che non l'hanno affidato a Flavio Insinna, il quiz preserale di Viale Mazzini era una vera e propria bestia nera dell'Auditel, contro la quale tutti ne uscivano con le ossa rotte. Va in onda dal 2002: l' ha tenuto a battesimo Amadues, che ha poi passato il testimone a Carlo Conti (2006), a sua volta sostituito dal compianto Fabrizio Frizzi (2014). ...E GLI ALTRI Un altro titolo cult di Rai Uno è Reazione a catena senza contare che persino Fabio Fazio, nell'aprile 2016, raccolse un ottimo 30% e 7 milioni di spettatori riesumando Rischiatutto su Rai Uno (salvo poi floppare in autunno su Rai Tre...). Si difende bene pure il primo quiz del canale Nove: Boom. Condotto da Max Giusti, ha già toccato quota 4 edizioni e la 5ª è attesa nel 2019. Ottimo anche il gradimento riscontrato, su Canale 5, dal nuovo quiz The Wall, prodotto dalla Endemol Shine, la stessa di Chi vuol essere Milionario? Conduce sempre Scotti che, per l' occasione, ha coniato un nuovo motto: non più "L' accendiamo?" ma il sibillino «Il muro dà, il muro prende». Lo show mette in palio il montepremi più alto al mondo: 1.5 milioni di euro. La vita è tutta un quiz, soprattutto in tv. di Francesca D'Angelo

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