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Che tempo che fa, Fabio Fazio sfrutta i bimbi eroi: appello per la sinistra. Ma Salvini risponde: un massacro

Davide Locano
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Poteva mancare lui, Fabio Fazio, nella lista di coloro che approfittando del caso di Ramy e Adam tentano di rimettere in pista il carro dello "ius soli"? No che non poteva. Così il conduttore di Che tempo che fa, ieri sera, si è aggiunto di buon grado ai maggiorenti del Pd che dal 20 marzo - giorno della tragedia sfiorata sulla Paullese, con gli studenti Ramy Shehata e Adam El Hamami che con le loro telefonate sventano la strage e salvano i compagni di scuola - non fanno altro che (ri)parlare della legge per la riforma della cittadinanza. Come? Ospitando su Rai1 proprio i due ragazzi che hanno dato il via al nuovo tormentone sullo ius soli e Carlo Verdelli, direttore di Repubblica, il quotidiano che da tre giorni ha rilanciato in grande stile il tema della modifica delle norme sulla cittadinanza. E a occupare la scena, seppur assente, è stato quel cattivone di Matteo Salvini, reo di essersela cavata con una battuta - «questa è una scelta che potrà fare quando verrà eletto parlamentare» - di fronte al desiderio di Ramy di ottenere la cittadinanza italiana per sé e i suoi compagni. Leggi anche: Ciabatte e costume leopardato, la foto da brividi di Fabio Fazio LUCI DELLA RIBALTA Fazio ha introdotto in studio i due ragazzi proprio facendo riferimento al dibattito politico di questi giorni: «Si sta parlando di dargli la cittadinanza. Speriamo...». Ramy e Adam hanno incontrato i due carabinieri protagonisti dell' azione che poi ha portato alla liberazione dei 51 studenti e all' arresto dell' autista Ouesseynou Sy: il militare che ha risposto alla telefonata al 112 e uno di coloro che hanno partecipato all' operazione. I due carabinieri hanno donato i berretti della loro divisa ai ragazzi, li hanno abbracciati e Fazio è andato in estasi: «È una foto bellissima». Il vero spot pro ius soli, però, è andato in scena dopo, quando è stato il turno di Verdelli. Il direttore di Repubblica, dopo aver ricordato che la riforma riguarderebbe «un milione di figli di stranieri nati e cresciuti in Italia», ha preso le distanze da Salvini rivendicando la battaglia per l' approvazione di una legge «che non è sentita solo dal centrosinistra, ma anche dai cattolici e da tante associazioni». Si tratta di scegliere, ha aggiunto, «tra la via dell' umanità e quella della paura. Mi auguro che prevalga la prima». Il capo del Viminale, dal canto suo, non ci pensa proprio ad aprire uno spiraglio sullo ius soli (con l' appoggio dell' alleato M5S). «Non se ne parla. L' Italia è già oggi il Paese che concede più cittadinanze ogni anno, non serve una nuova legge», ha sentenziato il ministro dell' Interno. Salvini ha però confermato che «in singoli casi eccezionali si può concedere anche prima del tempo». Parole il cui destinatario è naturalmente Ramy Shehata: «Stiamo proseguendo con tutte le verifiche del caso. Spero di incontrarlo presto e ringraziarlo per il suo coraggio, ma la legge non cambierà. La cittadinanza non è un biglietto per il Luna Park». Fatto sta che a sinistra da giorni non parlano d' altro che di ius soli. Ieri il Pd, pur di rimettere al centro dell' agenda politica la riforma della legge sulla cittadinanza, ha rispolverato nientemeno che Walter Veltroni. L' ex segretario, in un' intervista a Repubblica, si è detto d' accordo con la scelta del nuovo leader dem, Nicola Zingaretti, di riprendere in mano la bandiera della cittadinanza da concedere ai figli degli immigrati nati in Italia: «Il Pd deve saper declinare i suoi valori in questo tempo della storia. Vengono oggi messi in discussione valori fondamentali, sociali, civili e umani. E questo vale anche per lo ius soli». I COMPAGNI RINGRAZIANO Parole che arrivano dopo quelle dei principali esponenti del Pd. A partire da Graziano Delrio, capogruppo alla Camera («con Zingaretti mi auguro che riprenderemo la battaglia»), cui lo stesso neosegretario democratico ha risposto a stretto giro di posta assicurando che proprio la riforma della cittadinanza sarà il fulcro di un «progetto di rinascita italiana». Ieri è salito sulle barricate anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha accusato Salvini di «sfuggire al dibattito» a colpi di battute. E i comitati civici di Matteo Renzi hanno annunciato una mobilitazione per «raccogliere le firme necessarie affinché il nostro Paese possa finalmente dotarsi di una legge giusta». E tutto grazie ai due ragazzi, Ramy e Adam. Circostanza che non è sfuggita a Maurizio Gasparri (senatore di Forza Italia): «Vergognoso sfruttare fatti di cronaca per alimentare una campagna pro immigrazione». di Tommaso Montesano

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