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Lilli Gruber, "tuta di pelle e frustino". Dopo Salvini e Dibba, chi la conosce bene fa girare una voce

Maria Pezzi
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Chi conosce bene Lilli Gruber sostiene che nella stagione tv appena conclusa sia entrata in modalità mistress: inguainata in un' ideale tuta di latex, armata di gatto a nove code, ha atteso le sue vittime seduta al tavolo di Otto e mezzo per poi prenderle a frustarle senza tregua. Una vera dominatrice della tivù e della politica. Se il Partito democratico non fosse un bivacco di manipoli spompati affidato al fratello di Montalbano, e devoto ormai al culto delle Ong immigrazioniste capitanate dalle piratesse come Carola, non ci sarebbero dubbi: il vero leader della sinistra italiana è lei, Frau Gruber da Bolzano, un po' mantide un po' professoressa di ripetizioni, ferocemente sicura di sé, annoiata dal banal grande che scorge nelle parole di chiunque le si faccia incontro. Le vittime - Ultima sua vittima: Alessandro Di Battista, il duro dei Cinque stelle che due settimane fa ha trasformato in un pulcino bagnato e spiumato, a forza di scappellotti insofferenti e interruzioni lapidarie: «Mi scusi ma se siete come Alice nel Paese delle meraviglie non candidatevi a governare». E quando poi Dibba provava a gonfiare il petto, riecco subito Lilli a strozzargli il pigolio nel gozzo: «Studiate prima e poi forse andate al governo. Lei mi dice che avete dimezzato i vostri voti perché siete stati troppo ingenui rispetto alla Lega e a Matteo Salvini, mi faccia capire». Parole sin troppo delicate rispetto agli sguardi, agli scatti, ai sarcasmi grondanti da ogni suo sorriso borchiato. Non ce n' è per nessuno, soprattutto se di aria governativa. Bersaglio preferito - Naturalmente il meglio di sé Lilli lo dà con Matteo Salvini, tanto che le loro non infrequenti ma sempre cruente sedute televisive su La7 hanno declassato il rapporto tra l' adorabile Bianca Berlinguer e il suo monellaccio alcolico Mauro Corona (su Raitre a Cartabianca) a un' imitazione pudica del Tempo delle mele. Matteo soffre le provocazioni gruberiane ma essendo uomo di destra le concede quel sovrappiù di libertà dovuto a ogni donna. Così lui prende ceffoni e le promette in cambio mazzi di fiori. Mai appagata, lei ne approfitta con sadismo tardo femminista e alla prima occasione ricomincia: «A proposito di promesse il famoso mazzo di fiori con scuse che lei mi aveva promesso l' ultima volta non è mai arrivato». Matteo vagheggia: «Ma io la voglio omaggiare di persona» e Lilli gli cammina addosso: «Se tutte le sue promesse elettorali sono così farlocche come il mazzo di fiori per me, non sono messi tanto bene i suoi elettori». Può sembrare soltanto un topos erotico antisovranista messo in scena a beneficio delle telecamere, in realtà è la prosecuzione di una carriera politica con altri mezzi. E che mezzi. Gruber è una partigiana della prima ora di quella sinistra che in epoca berlusconiana riuscì a trasformare mezza Italia in un CLN circense votato all' eliminazione del Cavaliere dalla scena pubblica. Prima come mezzobusto totemico nel Tg1 della sera, poi come europarlamentare ulivista dal 2004 al 2008. Per approfondire leggi anche: Lilli Gruber processa Matteo Salvini Ha viaggiato per il mondo tra guerre e apericena, ha pubblicato un sacco di libri (per lo più romanzi a sfondo famigliare, perché l' ego non le fa difetto), ha scritto per i più importanti quotidiani nazionali, ha seppellito Romano Prodi e Massimo D' Alema, sbertucciato Matteo Renzi, urticato Berlusconi, vezzeggiato Gianfranco Fini (perché uccidesse Berlusconi), silenziato Marco Travaglio, irriso Carlo Calenda. Ha un marito francese, parla almeno quattro lingue, frequenta benissimo e siede sempre in prima fila alle rimpatriate del Bilderberg. Altro che competenza: Lilli è una polisportiva del giornalismo politico e del potere autentico. Basta indugi - È indiscutibilmente autorevole, intelligentissima nel contornarsi di collaboratori che le consentono di non far rimpiangere per qualità e per ascolti la primigenia e profondissima impronta di Giuliano Ferrara, che di Otto e mezzo è stato il creatore. Che altro serve per comprendere che il futuro del Pd, così come il passato e il presente, dovrebbe appartenere a lei? Gli ingenui osano ancora criticarla per l'evidente abuso di botox. Poverini, non hanno capito che la sua materia prima è proprio il lattice. Perché Lilli non soltanto è una donna: è la donna che passeggia sugli uomini. Ed è appunto questa la pratica preferita dalla nomenclatura maschile della sinistra almeno dai tempi di Weimar. Forza Lilli, dunque. E altro che primarie: televoto e via a lavorare per le magnifiche fruste e progressive. Meglio di lei, quanto al rango di dominatrice, c' è soltanto la badessa Lucia Annunziata; ma la gauche italienne, si sa, al convento preferisce il cabaret. di Alessandro Giuli

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