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Jerry Calà e la censura nel cinema: "Non si può dire nulla che arrivano i sindacati"

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Maria Pezzi
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"Il politicamente corretto sta uccidendo la commedia. Al cinema non si può più dire nulla ormai… è una vera ipocrisia!". Ha esordito così Jerry Calà nella serata inaugurale della seconda edizione del Terni Pop Film Fest, dove ha ricevuto il Premio alla carriera. Il comico, nell'incontro con il pubblico che ha preceduto la proiezione del suo ultimo film Odissea nell'ospizio, si è scagliato anche contro una certa critica cinematografica "che cerca sempre un messaggio celato dietro la comicità". Un atteggiamento, questo, che finisce inevitabilmente per inibire gli autori. "L'unico che se ne frega - ha continuato l'artista - è Checco Zalone. Che poi è anche quello che al botteghino incassa 60 milioni, mentre certo cinema italiano arriva a fare al massimo 300 mila euro!". Leggi anche: Jerry Calà, lite con la piddina L'attore e regista ha poi spiegato come questo "voler rientrare a tutti i costi all'interno di un pensiero unico finisca per uccidere la commedia”. La differenza tra la commedia che si faceva negli anni Ottanta e quella che si fa oggi è che “allora non si aveva paura di utilizzare il gergo comune che usa la gente per parlare – ha spiegato – oggi invece non si può più dire nulla. Appena usi una parola fuori posto ti chiamano i sindacati. Ma la comicità è scorretta, deve esserlo!”. L'artista ha concluso ringraziando più volte il Direttore artistico Antonio Valerio Spera e l'invito alla manifestazione, per cui ha speso parole importanti: “Onore al merito per aver creato un festival del cinema popolare. È un genere che deve essere rivalutato. La gente va al cinema per rilassarsi e ha tutto il diritto anche di vedere una bella stronzata”.

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