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Sanremo 2020, cosa c'è dietro l'ondata di moralismo contro Amadeus: la ridicola verità su chi lo attacca

Davide Locano
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Rompono tutti le balle ad Amadeus. Oh, tutti: politici, attori, soubrette, opinionisti, tuttologi, gente che ha bisogno di dire «io esisto», fanatici, astrologi, astronomi, astrofisici, cantanti esclusi, forse persino Papi (non Enrico). Lo fanno in tv, sui giornali, alla radio, soprattutto nei social che prima o poi metteranno a pagamento (un cent per ogni tweet e vedi che bella scrematura) ma al momento no, sono terreno fertile per ogni genere di puttanata, frase retorica, tentativo meschino di farsi belli a spese degli altri: «Guarda quello quanto è stronzo, mica come me che sono buono e puro». Amadeus in questo senso è un piatto prelibatissimo: è il presentatore dell' evento che più evento non si può (il Festivàl) e, quindi, ti regala visibilità a prescindere; è buono di suo e, quindi, non hai paura che a un bel punto ti risponda «oh, hai rotto la fava»; è uno che ce l' ha fatta solo con le sue forze e, quindi, provoca invidie bestiali; ha 57 anni e si chiama Amadeus e, quindi, ti viene facile pensare «se gli rompo l' anima se lo merita pure, con quel nome lì». Leggi anche: Sanremo 2020, Michelle Hunziker si schiera contro Amadeus Le faccende sono note: prima c' è chi gli ha dato del disonesto per aver concesso un' esclusiva a un quotidiano (ormai si campa di conferenze stampa), quindi sono entrati a gamba tesa per una frase rivolta alla fidanzata di Vale Rossi: «Francesca Sofia Novello? Sa stare un passo indietro rispetto a un grande uomo». Ecco, questa uscita che in altri tempi sarebbe stata valutata per quello che è (forse una mezza minchiata, ma detta certamente senza cattiveria o intenti sessisti) nell' epoca del politicamente corretto si è trasformata in un assist succulento per gli affamati di indignazione. Sono spuntati come lumache dopo l' acquazzone: gli hanno dato del sessista, hanno chiesto la sua testa, lo hanno definito «irriguardoso» e così facendo si sono auto-lisciati il pelo, perché in ogni sentenza era sotteso un pensiero («io sì che sono buono e attento a tutti, persino alla Novello, altro che l' indegno presentatore»). Ecco, sì, insomma, è giunta l' ora di dire che tutto questo perbenismo, tutta questa finta indignazione, tutta questa cattiveria buttata addosso al malcapitato di turno non è espressione di un mondo finalmente «attento», ma esattamente il contrario: viviamo in un' epoca fasulla come banconote da 3 euro, il guaio è che in troppi ci cascano come tanti poveri fessi. di Fabrizio Biasin

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