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Non solo Otto e Mezzo e PiazzaPulita, La7 ormai è zona rossa: sin dal primo mattino...

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Non si può non riconoscere a La7 coerenza nella linea editoriale, contenuti informativi sempre sul pezzo e giornalisti "cavalli di razza"; però è altrettanto oggettivo che la rete diretta da Andrea Salerno si stia trasformando nella Rai3 che fu, la TeleKabul che Silvio Berlusconi è riuscito a far scricchiolare e al quale il buon Stefano Coletta, pur essendo politicamente a sinistra, ex direttore della rete ora in forza a Rai1, ha dato fortunatamente il colpo di grazia.

Non c' è un programma della rete di proprietà di Urbano Cairo che si avvicini ai principi di centrodestra o sia condotto da un bravo giornalista vicino al Cavaliere, a Giorgia Meloni o Matteo Salvini. La mattina di La7 si apre con tre programmi d' informazione, Omnibus, Coffee Break e L' aria che Tira; i primi due, proprio non ce la fanno a non essere di parte; anzi, è talmente forte lo spostamento a sinistra che, un avvicinamento all' area opposta, farebbe perdere ascolto e spaeserebbe lo spettatore. Responso a parte per il programma di Myrta Merlino, che chiude la mattina della rete con imparzialità e buon senso.

In sintesi, lo zoccolo duro di Rai3, fortemente di sinistra, si è spostato in blocco su La7; fortuna per Cairo, meno per lo spettatore medio che guarda sì con curiosità la rete ma la percepisce come vecchia, stantia e inevitabilmente dejà vu. Il pubblico giovane è rappresentato da quegli individui che frequentano centri sociali, che sono laureati in materie umanistiche sapendo già che faranno la fame, mantenuti dai genitori, ma che sono considerati pubblico moralmente pregiato per il fatto che hanno un pezzo di carta; si rispecchia, qui, un bel pezzo di realtà di paese: giovani di sinistra ma con il portafoglio a destra (dei genitori), ragazzi progressisti ai quali non frega nulla del progresso ma di vagabondare sì, Sardine che strepitano due mesi ma poi non concretizzano per mancanza di idee, valori e sale in zucca.

Tagadà, nel pomeriggio della rete, con la garbata Tiziana Panella, riesce a tenere un equilibro politico, mentre in access e in prime time i figli catodici di Michele Santoro e Gad Lerner invadono il palinsesto, propinando al telespettatore la solita minestra, poichè tutte le trasmissioni parlano il medesimo linguaggio politicamente a sinistra.

Lilli Gruber è rossa come il fuoco, Corrado Formigli, quando ci sono ospiti che la pensano come lui, sembra un cagnolino scodinzolante mentre se accoglie berlusconiani, meloniani e salviniani si munisce di raggi X, scudo virtuale di falce e martello e una dialettica al limite dell' arroganza; Giovanni Floris, pur in quota centrosinistra, con la sua estrema professionalità e accoglienza, rende DiMartedì un salotto televisivo piacevole al pubblico da casa, in maniera trasversale.

Massimo Giletti, da gran volpone qual è, unendo anche il pizzico di varietà a Non è l' arena, cerca di celare la matrice editoriale di La7 e creare qualcosa di nuovo; nel suo contratto c' è una sorta di "mani libere", che permette alla rete un' evasione dalla medesima zupp. Da tenere d' occhio la giornalista Falvia Fratello, che su Facebook scrive sermoni di attualità e politica che pare la figlia segreta di Enrico Berlinguer, l' inopportuna morale settimanale di Stefano Massini a Piazza Pulita e i discorsi boriosi e da innato sommo di Andrea Scanzi a Otto e mezzo.

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