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Massimo Giletti invita Sgarbi a Non è l'arena e lo massacrano: a sinistra lo vogliono censurare

Gianluca Veneziani
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Per scrivere questo articolo occorre partire da un articolo della Costituzione, il 21. È quello che stabilisce un principio sacrosanto: le opinioni sono sempre legittime e possono sempre essere espresse.
Poi, se chi manifesta quelle opinioni pronuncia cose non vere, verrà smentito o dal suo interlocutore, attraverso argomentazioni più convincenti, oppure dai fatti che gli daranno torto. Funziona così in un Paese libero. Da questo punto di vista ha fatto bene il conduttore Massimo Giletti a invitare due giorni fa nel suo programma su La7 Non è l' Arena Vittorio Sgarbi come ospite. Il critico d' arte si era fatto notare nell' ultimo mese per affermazioni che minimizzavano il rischio coronavirus, per attacchi alle misure drastiche volute dal governo come la quarantena forzata, e per la rivendicazione del diritto a non avere paura dell' epidemia.

Tesi contraddette - Alcune di queste posizioni si fondavano, come sottolineava Sgarbi, su dichiarazioni di virologi, vedi Gismondo, che avevano derubricato la Covid-19 a poco più di un' influenza. Nondimeno le tesi del critico d' arte (e dei virologi a cui faceva riferimento) erano state poi contraddette dalla realtà, che aveva mostrato quanto il coronavirus fosse temibile, se non addirittura letale. Detto questo, pur avendo letto in modo non corretto la situazione, Sgarbi conserva pienamente la libertà di parola. E il diritto di esprimere pubblicamente le proprie convinzioni. Pertanto non si comprendono le posizioni di chi, dall' emittente ai social, non ha gradito l' ospitata di Sgarbi nel programma. Si pensi a Stefano Menichini, giornalista vicino al dem Delrio, che scrive su Twitter «Il lavoro del La7 è egregio per tanti motivi.

 


Poi c' è questa roba qui, e francamente tutta la rete ne esce sfregiata»; o si pensi a Yoda, influencer di area Pd, che tuona: «Tollerare Giletti che invita Sgarbi a insultare virologi non ha nulla a che vedere con la libertà di informazione. Giletti è un pericoloso mestatore e il suo programma andrebbe immediatamente cancellato, senza alcuno scrupolo». E questo mentre l' hashtag #ChiudeteGiletti ieri figurava al 1° posto in tendenza su Twitter.
Attacchi immotivati, a maggior ragione che quello di Sgarbi l' altro ieri non è stato un soliloquio, essendoci a garanzia del contradditorio la voce del virologo Fabrizio Pregliasco. Per di più, nel suo intervento, Sgarbi esortava i medici italiani a utilizzare il farmaco usato in Giappone contro la Covid, l' Avigan. Alla cui sperimentazione, proprio ieri, l' Agenzia Italiana del Farmaco ha dato il via libera. A dimostrazione che su questo punto il critico d' arte ci aveva visto giusto. Ma soprattutto a monte resta, come inalienabile facoltà di Sgarbi, la possibilità di continuare a credere che alla fine la Vita trionferà sulla Morte, il suo diritto alla speranza, la libertà di non farsi soggiogare dal terrore del virus, ma di pensare positivo, senza temere di risultare positivo.


Dittatura della parola - Il rischio contrario è che, dopo una necessaria dittatura sanitaria a tempo, si affermi una dittatura della parola, che pretenda di imporre il Pensiero Unico, di non ammettere voci contrarie, di farsi paladina della Verità in nome della Scienza.
Abbiamo visto piuttosto come anche gli scienziati abbiano avanzato in questi giorni posizioni contraddittorie, navigando a vista, se non brancolando nel buio, come è inevitabile che capiti di fronte a un nemico sconosciuto. E allora non crocifiggiamo Sgarbi e tantomeno Giletti che lo ha invitato. Noi amiamo il critico d' arte quando si muove nei campi di cui è padrone, Cultura e Politica. Ma gli lasceremo il diritto di dire ciò che pensa anche quando si occupa di altri ambiti, facendo alcuni sgarbi alla Scienza.

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