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Mara Venier, il racconto di Melania Rizzoli sul dramma che l'ha colpita: "Da quella visita uscì devastata e in lacrime"

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Melania Rizzoli
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Da oltre trent' anni è la regina incontrastata della domenica, il suo volto familiare incolla davanti alla tv milioni di telespettatori, produce ascolti record in quella fascia oraria e non lascia spazio a nessun altro talk che osi misurarsi in contemporanea. La sua immagine non è mai cambiata, occhi azzurri, lunghi capelli biondi e sorriso contagioso, e le sue battute spontanee fuori dal copione hanno fatto di Mara Venier il personaggio più amato, più popolare e gradito della rete nazionale, perché autentico e privo di qualunque artificio o finzione, una conduttrice in grado di improvvisare e reggere in diretta ogni situazione, come anche di manifestare insofferenza quando opportuna, incurante a volte di sfiorare la volgarità. Perché Mara é così da sempre, diretta, impetuosa e istintiva, incapace di fingere, di recitare, di frenarsi, di contare fino a cinque e rimandare quello che ha da dire nelle situazioni che le si propongono, non essendo mai stata diplomatica né politicamente corretta; non sapeva dare del lei a chiunque le presentassi, fosse il presidente del Consiglio Bettino Craxi o Gianni Agnelli, lei chiamava tutti subito per nome, come se sentisse il bisogno immediato di manifestare il suo spirito a chiunque le fosse davanti, di essere quella che era senza badare al ruolo o grado di chi avesse di fronte, inconsapevole che quel suo atteggiamento è stato in parte la chiave del suo successo.

 

 

Ma dietro il suo sguardo, spesso velato di malinconia, si cela ben altro, poiché quando si spengono le luci delle telecamere Mara torna ad essere la ragazza fragile e insicura che ho conosciuto 36anni fa, quando vivevamo insieme nella sua casa di Campo dei Fiori a Roma, dividendo le spese, le amicizie e le pene d'amore, negli anni più belli e spensierati della nostra gioventù. Io ero un giovane medico e lei una attrice in erba che insieme a Sabrina Ferilli erano agli esordi ed entravano a piccoli passi nel mondo dello spettacolo.

FIGLIA PER SEMPRE
Mara era già madre di due ragazzi, Elisabetta e Paolo, avuti a 17 e 20anni da due padri diversi, ma il ruolo genitoriale le è sempre pesato, perché era lei a sentirsi figlia, non per sfuggire alle responsabilità della vita, ma per la fame d'amore e di protezione che l'ha sempre divorata da quando aveva perso il padre appena adolescente, per cui il suo punto di riferimento era rimasto Elsa, la madre che l'aveva cresciuta e seguita con lo sguardo indulgente e mai critico, scomparsa nel 2015 in seguito ad una malattia terribile e devastante come l'Alzheimer. Oggi, alla soglia dei 70 anni, Mara racconta il dolore di quella perdita, in un libro: Mamma, ti ricordi di me? ( Rai Libri ed, 210 pag, 18), che solo dal titolo rivela già tanto della perfida patologia che cancella la memoria, che ruba i ricordi e annulla i pensieri, e che trasforma chi ne è affetto in una persona quasi estranea, incapace di riconoscere addirittura i propri figli, ed evidenzia lo sgomento dei familiari di trovarsi improvvisamente depredati dell'amore, del conforto e della sicurezza che solo un genitore può garantire.

Mara, per sua natura, ha sempre avuto molta paura delle malattie, per lei una semplice influenza era prodromo di un male incurabile, e spesso mi sono ritrovata a rassicurarla, a spiegarle la potenza della scienza e dei farmaci, l'operabilità e risoluzione di molti malanni, tranne quando ci si trovava di fronte a malattie per le quali non esiste ancora una terapia mirata come l'Alzheimer, una patologia neurologica che spegne ogni giorno milioni di neuroni nel cervello come fossero lampadine, fulminate una dopo l'altra insieme alle capacità cognitive, razionali, psicologiche, affettive e mnemoniche della persona che ne è affetta, facendola sprofondare nel buio più assoluto e sconosciuto, quello che spaventa, addolora e sconvolge i parenti che assistono a tale scempio. Quando Mara un giorno si trovò di fronte alla madre che le chiese: «Buongiorno signora, chi è lei, può dirmi il suo nome» uscì devastata e in lacrime da quella visita, non capacitandosi di come in breve tempo quella che era il suo punto di riferimento, il suo rifugio e la sua forza la stesse abbandonando non riconoscendola più come figlia, come donna e come artista di cui era orgogliosissima.

 

 

È quello che purtroppo accade a milioni di familiari ogni giorno, quelli che hanno un genitore o un coniuge ammalato della patologia del secolo, e che lottano e soffrono per strapparlo ad una fine inesorabile, ritrovandosi impotenti di fronte a un destino segnato, senza poter far altro che inseguire e cercare di trattenere più a lungo possibile quei ricordi e quelle emozioni provate che sbiadiscono rapidamente e scompaiono come se non fossero state mai vissute. Anche per queste persone Mara ha raccontato con sofferenza e coraggio la sua esperienza, per condividerla con chi l'ha vissuta o la sta vivendo, per mostrare senza filtri ai suo fan il suo lato più emotivo, più umano e più vero, quello che per anni ha tenuto nascosto anche a chi le era vicino, perché certi dolori restano intimi, difficili da esternare e spesso difficili da essere compresi, soprattutto quando le alternative al dramma sono inesistenti e non resta altro che aspettare la fine.
ELSA E NICOLA
Eppure Mamma, ti ricordi di me? non è un libro triste, né dedicato solo al dolore della perdita, ma è un racconto autobiografico che fino ad oggi la Venier aveva gelosamente custodito nel suo cuore, scritto insieme a Sabrina Donadio, dove compaiono i personaggi più importanti della sua vita privata e professionale, quelli che lei ha sempre considerato "famiglia", e con i quali ha condiviso interi pezzi di vita. Il libro è dedicato a Nicola Carraro, il cugino di mio marito Angelo Rizzoli che insieme abbiamo presentato a Mara una sera qualunque a Roma, favorendo la loro unione e il loro matrimonio, un uomo di altri tempi, diversissimo da quelli che lei aveva conosciuto, amato o frequentato, forse l'unico rapporto stabile e solido della vita di Mara, un amore profondo che dura da anni e che ha compensato le sue fragilità, le sue perdite e suoi dolori, davanti e dietro le telecamere. E nel giorno del loro matrimonio, tra i numerosi ospiti presenti, la persona più felice e sorridente era proprio mamma Elsa che adorava Nicola, perché lei sapeva bene che qualunque cosa le fosse accaduta in futuro, la sua adorata figlia non sarebbe mai rimasta sola.

 

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