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Raffaella Carrà, "soltanto un ipocrita". Il vip nel mirino, la peggiore delle accuse: "Chi specula sulla sua morte"

Giordano Tedoldi
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Forse la grandezza di Raffaella Carrà sta anche nel profluvio di pettegolezzi, polemiche e insulti incrociati che sta cominciando a contaminare le acque profumate del vasto fiume di cordoglio ed elogi funebri. Ha cominciato Giancarlo Magalli a incrinare il santino, effettivamente un poco stucchevole, che ha ormai preso il posto della sua persona. Ma quale più amata dagli Italiani! - ha detto sostanzialmente il conduttore e autore televisivo, che conosceva molto bene Raffaella -, la Rai non la voleva, la considerava finita e io stesso non credevo più in lei. Salvo poi ricredersi entrambi, quando, in quella trasmissione collocata nell'infelice (allora) fascia del mezzogiorno, "Pronto, Raffaella?" con il famoso quiz sul numero dei fagioli nel barattolo di vetro, la Carrà riuscì in due anni, dal 1983 al 1985, a polverizzare ogni record di ascolto.

 

 

Bene ha fatto Magalli a raccontare la sfiducia che in quegli anni la Rai, e lui stesso, avevano verso la Carrà, perché il dettaglio lungi dall'infangarne la fama, la umanizza, la sottrae alla dimensione un po' troppo rigida dell'icona per restituircela donna in carne e ossa. Ma ecco che un famoso press agent, Angelo Perrone, sentendo puzza di lesa maestà verso Raffa, interviene a sua difesa - forse equivocando le parole di Magalli - e dichiara: «Parlano persone che l'hanno conosciuta lontanamente o che non l'hanno conosciuta proprio. Non le farebbe piacere. E poi sento falsità. Come chi dice, come Giancarlo Magalli, che accettò "Pronto, Raffaella?" perché era in un momento di affanno della sua carriera: ma se veniva dal successo di "Fantastico 3"! E poi quello viene sempre ricordato come 'il programma dei fagioli', ma per lei segnò il passaggio dal sabato sera al mezzogiorno e la sua nuova veste di intervistatrice con ospiti importanti come Pertini e Madre Teresa di Calcutta. Credo le avrebbe fatto più piacere che lo citassero per questo».

 

 

POLEMICHE
Con chi schierarsi? Con Magalli o Perrone? Chissà, forse si potrebbe salomonicamente dire che hanno ragione entrambi, solo che ognuno vede le cose dal proprio punto di vista. Più interessante ci sembra registrare che di rado, quando muore una celebrità, ci si accapiglia con tanta passione, a meno che ci sia di mezzo un'eredità da spartirsi, si capisce, ma non ci sembra questo il caso. A tuffarsi nel mare non proprio limpido delle polemiche post-mortem è anche la sempre atletica Lorella Cuccarini, che della Carrà, per un certo periodo, è stata l'indubbia erede, anche se difficilmente potrà eguagliarne i fasti e la longevità artistica. Quelli che Balzac chiamava "gli osservatori", cioè i pettegoli in servizio effettivo permanente, sono andati a ripescare una frase postata sui social dalla Cuccarini, piuttosto aspra nei confronti della Carrà: «Non ci siamo incontrate per 30 anni Raffaella. Spero di non incontrarti nei prossimi 30. Umanamente sei stata un'amara delusione».

Quando poi la stessa Cuccarini ha espresso il suo cordoglio e la sua ammirazione per la morte della star («Vorrei dirti tante cose. A casa nostra sei sempre stata un mito. Per me un punto di riferimento intoccabile, insieme a Carla Fracci. Sono cresciuta nel costante dilemma su chi tra voi due preferissi») è entrata in scivolata Heather Parisi, a sua volta erede della Carrà un po' prima della Cuccarini, che ha espresso tutto il suo malumore con un tweet sibillino: «È sorprendente, il potere che ha la morte umana di far rinsavire anche il più imperterrito degli ipocriti al punto da fargli ammettere financo la propria ipocrisia».

 

 

ANTIPATIE
Sibillino, ma non troppo, perché è fin troppo facile - e i balzacchiani "osservatori" ne converranno - metterlo in correlazione con le dichiarazioni della Cuccarini, prima di critica, poi di sperticato elogio. Ah, dimenticavamo che sempre Magalli ci ha svelato che la Carrà, effettivamente, era proprio un essere umano, e aveva le sue antipatie, e ad esempio vedeva "con sospetto" Fabio Fazio e le sue imitazioni, e non le stava troppo simpatico nemmeno il comico Alessandro Bergonzoni, benché suo concittadino. Ai lettori giudicare se in questo groviglio di rinfacci, pettegolezzi, ricordi contraddittori e sassolini tolti dalle scarpe ci sia ipocrisia, debolezza, frustrazione o che altro. Di certo, riprendendo il titolo di un suo successo, la dipartita della Carrà sta facendo rumore.

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