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Dodi Battaglia e la moglie Paola morta di tumore: "Mi rispondeva scusa, sto pregando. In quei momenti...". Il loro dramma segreto

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"Ogni passo in queste stanze mi ricorda Paola e ogni immagine di Paola è una pugnalata. Sento proprio un dolore fisico al cuore". Dodi Battaglia, intervistato dal Corriere della Sera, ripercorre il dramma della moglie Paola Toeschi, scomparsa a 52 anni dopo 21 anni insieme e 11 di lotta contro un tumore al cervello che l'ha costretta a un lungo calvario. Ora al chitarrista dei Pooh rimane la loro figlia 15enne, il suo unico appiglio. "Ho portato la piccola a pranzo al mare. Per distrarla dai ricordi. I ricordi sono una pugnalata", spiega al Corsera, subito dopo il funerale.

 

 

 



"Purtroppo, nella fine della sua sofferenza, è finita anche la mia lotta contro il suo male. Dal 2010, la mia motivazione per vivere è stata lei: la visita, la chemio, trovare un altro medico... Quando se n'è andata mi sono sentito come un pallone che si sgonfia. Ho sempre trovato impensabile la depressione, non mi assomiglia, sono combattivo, ma ora comincio a pensare cosa può provare una persona che resta senza l'amore della sua vita e magari non ha amici, non ha una figlia di 15 anni da accompagnare nel futuro. Io ho la fortuna di avere come obiettivo mia figlia. Dover andare avanti per lei è una forza enorme".

 

 

 



Tutti i pensieri di Dodi ora sono per la figlia: "Quando Paola è stata operata, Sofia le ha dato la bambola da cui non si separava mai. Le ha detto: così in ospedale non ti sentirai sola. Adesso, fuori dalla chiesa, mentre portavano via la bara, le ho detto: andiamo a salutare la mamma perché di mamme così belle non ce ne sono tante". E alle esequie è stata lei a rincuorare il padre: "Almeno ha finito di soffrire. Se ne è andata una persona con una grande anima".

 

 

 



In questi lunghi anni di battaglia di coppia, non sono mancati i momenti critici e i dubbi. Paola, dopo la scoperta del tumore, si è di fatto convertita, affidandosi totalmente alla Fede. "Non l'ho mai vista piangere, né sentita lamentarsi, pregava molto. Dopo un viaggio a Medjugorje ebbe un'illuminazione e la sua vita divenne molto dedicata alla preghiera, a chiese e sacerdoti. Io ero già cattolico cristiano, comprendo che ti aggrappi alla fede, ma l'ho vista diventare una moglie diversa, una con cui non parlavi più delle prossime vacanze o potevi condividere certi discorsi. Magari le chiedevo qualcosa e lei rispondeva: scusa, sto pregando. La terza volta uno dice: mah... Quello è stato un momento un pochino strano. Le sono stato accanto. Sono andato con lei a Medjugorje. Lì diceva messa un frate così in gamba e intelligente che ho chiesto di parlargli. Dico: padre, ho un problema, trovo che mia moglie sia troppo dedicata alla preghiera. Mi ha risposto che, nel suo stato, era normale che il rapporto fra le due cose, me e Dio, fosse sbilanciato... Me l'ha spiegato con una semplicità che mi ha pacificato". 

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