Cerca
Logo
Cerca
+

Luciana Littizzetto? "Musi lunghi in Rai": perché rischia di saltare

Francesco Storace
  • a
  • a
  • a

Musi lunghi a viale Mazzini e Saxa Rubra. Ieri nei corridoi si commentava con attenzione a non farsi notare la domenica bestiale di Rai 3. Tra Lucia Annunziata, Luciana Littizzetto e persino Michele Serra, si sono tutti impegnati a farci chiedere perché dobbiamo pagare il canone alla Rai. Che, a scanso di equivoci, è un aiutino anche per quelli che dicono di portare pubblicità al servizio pubblico radiotelevisivo.
Se non ci fosse la Rai, non la troverebbero.

Hanno scatenato un pandemonio, con la parolaccia dell’Annunziata in faccia al ministro Eugenia Roccella e il monito della Littizzetto al governo sull’”amore”. Tutto questo perché la sinistra a Milano ha risvegliato i propri sensi non capacitandosi che esistono anche sensibilità diverse rispetto alle loro e “forse” maggioritarie nell’Italia profonda. Per liquidare la performance di Michele Serra – anche lui nella trasmissione di Fabio Fazio – basta semplicemente raccontare la sua voglia di distruzione di un Ponte che potrebbe entrare nella storia, quello sullo Stretto di Messina, e che lui odia perché in troppi ci hanno provato senza riuscirci. Magari ora “teme” che Salvini possa realizzarlo e allora si prepara a fare cagnara. Ma non è il suo mestiere.

PAROLACCE E SERMONI
Le altre due signore hanno dato invece il peggio di sé in linea con il politicamente conforme che bisogna esibire. Quel “ca***” urlato da Lucia Annunziata nella sua trasmissione sapeva tanto di discussione al bar dopo la partita allo stadio che di dibattito nel servizio pubblico radiotelevisivo.

Ancora peggio l’altra, la compagna Luciana. Che ha dovuto per forza dire la sua sul tema che vede tanto impegnata la sinistra. No, non è il lavoro; e nemmeno la sicurezza dei cittadini o la pressione fiscale; macché, è l’utero in affitto mascherato con parole pietose che si dovrà (per loro) prima o poi garantire a tutti. Si è arrabbiata, madame Littizzetto, perché a Sala non hanno concesso di registrare i figli di coppie omogenitoriali, che è già complicato da scrivere e da tradurre. Lo ha deciso il prefetto di Milano con una circolare in cui informa le amministrazioni che non c’è una legge che lo consenta.
Si è lamentata, la teatrante di Fazio, perché è una brutta cosa, ha lasciato intendere. Come se fosse lei a dover decidere che cosa si può fare e che cosa no. Un po’ arrogante e sinistro... Il politicamente corretto sovrasta il diritto naturale. E noi dobbiamo pagarlo.

Non a caso “twitta” Matteo Salvini: «Abolizione del Canone Rai: la Lega come promesso ha presentato una proposta di legge, chiediamo il sostegno di tutti per approvarla». E sarà inevitabile, se proseguirà questa tendenza al suicidio televisivo.

Si badi bene: la posizione del capo della Lega è di qualche minuto successiva alla parolaccia di donna Lucia, ancora dovevano arrivare i programmi di governo della Littizzetto e il bombardamento dello Stretto di Michele Serra. Ma un po’ tutti, nel centrodestra – a sinistra no, perché ci lucrano sopra- sono indignati. E si fanno sentire anche, e in maniera pure vigorosa, da Fratelli d’Italia, mentre l’azzurro Maurizio Gasparri bolla come patetica demagogia l’uscita della Littizzetto.

«È davvero inaccettabile quanto avvenuto ieri durante la trasmissione In mezz’ora»: partono all’attacco i componenti di FdI della commissione di Vigilanza Rai dopo l'episodio in cui Lucia Annunziata, conduttrice della trasmissione su Rai Tre, è sbottata con una parolaccia. «La conduttrice ha più volte interrotto il ministro Eugenia Roccella impedendole di parlare, fino a scivolare nella volgarità. Che senso ha invitare un esponente politico, peraltro ministro, ad un'intervista e poi impedirgli di parlare perché non si condividono le sue tesi? Faziosità e ideologia si pongono agli antipodi rispetto al servizio pubblico, Lucia Annunziata si è resa protagonista di una pessima pagina del giornalismo e dell'emittente pubblica. È arrivato il momento di cambiare pagina, il rispetto dei contribuenti che pagano il canone Rai non può più venire meno», scrivono in una nota i componenti di FdI. E lo pensiamo in molti. Perché non è il servizio pubblico a dover orientare le scelte del legislatore. E non è compito di certe star predicare sui desideri della sinistra. Cominciano a capirlo anche a viale Mazzini e a Saxa Rubra.

Dai blog