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Carmen Russo, sfogo e accusa: "Ragazze in tv? Oggi ti buttano dentro appena..."

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Paola Pellai
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Carmen Russo ha fermato il tempo: ha lasciato il segno nel mondo degli spettacoli ma non ha nessuna intenzione di farsi da parte. E a dare spessore al suo futuro c’è Maria, la figlia di 10 anni, nata grazie alla fecondazione assistita. «Lei - racconta Carmen - ha ringiovanito e migliorato la mia vita e quella di mio marito Enzo Paolo Turchi. Ce l’ha riempita di una felicità impossibile da spiegare».

Carmen, lei negli spettacoli sta attraversando due secoli: non le fa impressione?
«Sì, ma ne sono felice e la mia autostima sale. I tempi sono cambiati, oggi imperano reality e talent che sono una grande vetrina: creano in fretta i personaggi ma altrettanto velocemente li bruciano. Ai miei inizi era impensabile bucare subito uno schermo, prima di avere visibilità dovevi fare 5 o 6 anni di gavetta. Per me non è stato tempo perso ma un investimento che mi ha permesso di prendere dimestichezza con ogni forma dello spettacolo: teatro, cinema, tv, le serate in piazza... Se oggi sono ancora qui significa che tutto quello che ho fatto è rimasto nel cuore, ha toccato i sentimenti del pubblico e ne sono orgogliosa».

Tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80, le femministe urlavano «il corpo è mio e me lo gestisco io». Contemporaneamente, grazie alle sue forme, lei diventava un’icona della commedia sexi all’italiana...
«Appunto. Il corpo era mio e me lo sono gestito io, a mio favore. Mettetevi nei panni di una ragazza che fisicamente aveva un bel biglietto da visita, un 90-60-90 di tutto rispetto. Cosa avrei dovuto fare? Rinunciare a Playboy e Playmen? Non ho mai rinnegato la mia immagine, anzi non smetterò mai di ringraziarla. In quegli anni nel cinema appena ti vedevano non andavano a cercare il tuo talento o la tua bravura, ma ti sceglievano per l’immagine. Ma, dopo due anni di Bagaglino, sono stata brava io a dimostrare che la mia patente era la danza, diventata il mio punto di forza. Antonio Ricci si accorse che non ero solo una bella ragazza, ma una professionista: nell’ottobre 1983 iniziò la mia avventura nella prima edizione di Drive In. L'inizio della svolta, ma oggi per le potenziali showgirl è tutta un’altra cosa».

Oggi ci sono più gnocche che Carmen?
«È così. Ai miei tempi una a 25 anni non poteva ambire ad un programma. Non se ne parlava nemmeno. Invece adesso ti buttano dentro solo perché hai milioni di follower o ti sei fatta notare in un reality. Ma è chiaro che non puoi avere l’esperienza necessaria per reggere nel tempo e così dopo poco passi direttamente nel dimenticatoio perché ne hanno già trovata un’altra. Io sono cresciuta con una disciplina e mentalità diverse, ma i tempi me lo permettevano».

I grandi varietà erano il suo punto di riferimento.
«Una donna di spettacolo doveva saper cantare, ballare, recitare, entrare nelle famiglie per simpatia. Volevo diventare come Delia Scala, Sandra Milo, Loretta Goggi e soprattutto Raffaella Carrà. Avevo un concetto sacro del lavoro».

Ci dica...
«Ogni volta che mi chiamavano prima dicevo di sì e poi chiedevo di cosa si trattava. Ho sempre considerato un’esperienza unica anche fare solo tre pose in un film con Tognazzi, Villaggio o Celentano. A Cinecittà venni notata da Federico Fellini che mi volle per un’apparizione nella Città delle donne. Sono rimasta sul set per un mese: nel film mi si vede per 10-20 secondi scarsi, ma chi se ne frega. Per me è stato un corso accelerato a una grandissima scuola: ho avuto l’opportunità di vedere Fellini tutti i giorni, di capire come si muoveva, come girava, cosa diceva. Per una curiosa come me è stato un immenso regalo. Io ho sempre avuto solo un limite: non osavo più di tanto, prima di fare una cosa dovevo saperla fare. Dovevo essere sempre pronta e preparata, oggi dico che un po’ di sfrontatezza non mi avrebbe fatto male».

Lei è un’assidua frequentatrice di reality: c’è chi li definisce trash e chi li considera esperimenti sociali.
«Sono esperimenti sociali e i concorrenti ne sono al servizio. Ci sono sempre 4 o 5 partecipanti famosi, gli altri sono più o meno sconosciuti senza nulla da perdere, consapevoli che più entrano nel gioco più acquistano visibilità. Io ne ho fatti 4 e sono felice di averci partecipato. Per me è stata una sfida: lì non hai un copione ma devi far uscire te stesso. Il reality è una radiografia di quello che sei fuori e dentro. Io mi butto e il pubblico capisce la mia umanità e sincerità. Questo mi basta».

Nei reality si costruiscono amicizie?
«Una telefonata ogni tanto, incontri più o meno casuali. Quando esci dal reality rientri nella tua vita abituale, torni alla tua famiglia, al tuo lavoro. Da concorrente pensi che di alcuni non ne potrai più fare a meno, quando poi torni nella tua normalità te ne dimentichi in fretta».

C'è un reality che ancora le manca?
«Mi piacerebbe partecipare a Pechino-Express. Lo hanno chiesto a me e a Enzo Paolo, ma per il momento ci è impossibile. Non possiamo lasciare Maria sola. Se non saremo troppo vecchi, potremmo riparlarne tra 3 o 4 anni. Nel frattempo potrei fare la concorrente a Masterchef o candidarmi come giudice a Ballando con le stelle».

È sposata dal 1987: ormai il gossip si è stancato di starvi alle calcagna...
«È vero, siamo una coppia senza trucco e senza inganno. Siamo complementari l’uno all’altro, ci diamo reciprocamente sicurezza. Conduciamo una vita talmente trasparente che con noi non c’è trippa per gatti. Per il momento, poi chissà».

Quando nel 2013 è diventata mamma aveva 53 anni ed Enzo Paolo 64: dicevano che eravate troppo vecchi per fare i genitori.
«A tutti avevo chiesto di non giudicarmi perché non ero così folle da pensare di non poter crescere un figlio. Maria è un dono di Dio. Inseguivamo quella gravidanza da anni, non era un capriccio. Quando scoprii di avere le tube chiuse, non mi sono arresa nonostante il tempo volasse. Io e mio marito abbiamo scelto di andare fino in fondo. Abbiamo avuto ragione noi, siamo una famiglia e la nostra Maria è amatissima da tutti. È stata la nostra vittoria più bella».

Siete stati anche accusati di un’eccessiva esposizione mediatica con la gravidanza raccontata in tv passo dopo passo dalla d’Urso.
«Volevamo semplicemente condividere il nostro percorso più bello affinché aiutasse altre donne a crederci sempre. Sono stata sommersa di messaggi e mail di ringraziamento di chi mi raccontava di aver trovato proprio in me lo stimolo e la fiducia per non sentirsi sole in un percorso difficile. Non può neppure immaginare quante foto ho ricevuto, dopo le loro gravidanze, di quei bimbi nati. È un po’ come se fossi la madrina di tutti loro».

A Milano una mamma ha partorito in un capannone e poi ha portato e abbandonato la neonata all'ospedale Buzzi. L’opinione pubblica si è divisa, lei da che parte sta?
«Se una mamma fa un gesto simile, significa che è proprio disperata. Ma invece di colpevolizzarla, va sottolineato il gesto di non interrompere la gravidanza, scegliendo la vita alla morte. Dicono che poteva pensarci prima, ma noi non siamo computer né disponiamo di intelligenza artificiale. Grazie ai social siamo però diventati tutti professori, capaci di giudicare senza averne le conoscenze. Sono certa che quel bimbo avrà un futuro di amore, grazie a una delle tante coppie che ne desiderano l’adozione».

Siete una famiglia molto unita: Maria cosa vi sta insegnando?
«Lei è istinto puro, non ha preconcetti. Ci insegna a dirci sempre le cose con naturalezza e sincerità, a superare gli ostacoli insieme. Lei mi ha fatto sentire la donna più importante del mondo, nessun successo professionale vale quanto la sua nascita. Essere genitori è un mestiere quotidiano, lei ci aiuta a farlo al meglio».

Tanta violenza sulle donne: è spaventata per Maria?
«Sì, per questo cerco di trasmetterle più conoscenze possibili affinché possa difendersi da eventuali pericoli o trappole. Sa come bisogna comportarsi su internet, conosce le insidie della pedofilia, sa che non si può dare confidenza al primo che s’incontra. Sa che non tutti sono buoni come i genitori. Noi siamo una famiglia, fuori non sappiamo cosa c’è».

Nel futuro di Maria c'è il sogno di diventare batterista. E nel suo?
«Stare sul palco con lei e ballare. Da giugno sarò in tournée per le piazze d’Italia con uno show con ballerini e ballerine. Ad un certo punto farò salire sul palco Maria con la batteria. Sarà la nostra prima volta insieme, felicità ed orgoglio insieme».

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