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Rai 3, Massimo Bernardini difende Lollobrigida? Scatta il linciaggio

Francesco Specchia
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Massimo Bernardini, come tutti i buoni cattolici, possiede il senso dell’abbraccio, l’apertura alle idee altrui e l’istinto naturale a porgere l’altra guancia (dopo, forse). Sicché non stupisce che il cronista di mille testate, nonché scrittore e storico conduttore del programma Rai Tv Talk abbia analizzato l’uscita sull’etnia del ministro Lollobrigida con rigore esprimendo la sua opinione su Twitter: «Credo che sia evidente che non esiste una razza italiana. Esiste però una cultura, un’etnia italiana, quella che la Treccani definisce raggruppamento linguistico culturale, da tutelare. Condivisibile o no, quella del ministro @FrancescoLollo1 mi sembra un’idea da rispettare».

Un’apertura al dialogo sulla demografia che in realtà era affogato nella polemica a sinistra riguardo al lemma usato dal ministro. La reazione dei twittaroli: Bernardini ha subito ben tra attacchi in forma di shit storming social.

Il primo è di molti suoi telespettatori («Ma cosa le è successo?», il più cauto) tra cui quello del Rettore di Siena Tomaso Montanari che vede fasci dappertutto ad azzardare paragoni impervi («Non direi: è solo un maldestro washing del razzismo sottostante...Anche Enea ha modificato la “cultura italiana: i Lollobrigida di allora lo avrebbero fermato...)». Notare il meraviglioso «razzismo sottostante».

 

 

Il secondo attacco è più subdolo e, al netto di volgarità irriferibili, si sintetizza nel concetto: cambia il vento e Bernardini, con i nuovi dirigenti si sta riposizionando e sta “leccando” a destra e a manca, più a destra. Direi un’insinuazione quantomeno inelegante. Il terzo attacco – che Massimo chiama gentilmente «gaglioffata» ma è roba che davvero fa accapponare la pelle– riguarda il figlio del Bernardini stesso. Scrive il sito Tag.24 «Che coincidenze, alle volte. Francesco Romano Bernardini, figlio di Massimo, il noto giornalista, conduttore di Tv Talk su RaiTre e di Nessun dorma su Rai5 è entrato da pochissimi mesi nell’organico del ministero della Cultura guidato da Gennaro Sangiuliano. In particolare, Bernardini fa parte dello staff del sottosegretario Gianmarco Mazzi, nel ruolo di addetto alla comunicazione e ufficio stampa». Cioè, tradotto: Max Bernardini mi sta diventando fascio perché ha piazzato l’erede al ministero dove stanno, appunto, i fasci.

Ora, a parte il fatto che Bernardini jr. serio, giovane ancorché riconosciuto professionista prima lavorava a Otto e mezzo con Lilli Gruber a La7, un’ottima scuola di giornalismo certo ma sicuramente non una ducesca aula sorda e grigia; be’, c’è un particolare che sfugge ai lancieri del Bengala scagliatisi contro il Max. Solo qualche settimana fa Libero aveva accolto una lettera-articolo proprio del conduttore di Tv Talk che opponeva una critica nient’affatto velata e articolatissima contro i posizionamenti e i dibattiti attorno alla cultura di destra. Bernardini aveva ammonito proprio il ministero delle Cultura: «Manca la capacità di mettere in campo dissensi o contributi culturalmente fondati. 

Se davvero la destra ha in mente nuove figure, nuove energie, e il momento di proporli. Con la volontà da servizio pubblico di aggiungere nuove voci non da toglierle». Più che di captatio benevolentiae si trattava d’un pesante cazziatone vibrato da un centrosinistra cattolico spazientito. Certo non il modo migliore per arruffianarsi la destracentro nelle stanze di potere. Ora, io conosco Bernardini da secoli, da quando faceva il responsabile spettacoli e il critico di Avvenire: spesso me l’immaginavo come uno dei monaci incappucciati del Nome della Rosa che ti citano San Tommaso e poi urlano «Penitenziagite!» davanti alla telecamera: non è mai stato tenero con sé stesso, figuriamoci con gli altri. Però lo frega l’educazione cattolica: alla fine Max cerca sempre il dialogo, quando a volte bisognerebbe usare un mitragliatore leggero...

 

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