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Chiara Francini, sfogo duro: "Penosi i ricchi di sinistra, cosa si fingono"

Daniele Priori
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«I sinistri sono persone nate ricche e borghesi che vorrebbero essere nate povere per sembrare intelligenti. A loro interessa solo stare dalla parte giusta». A domanda di Bianca Berlinguer, mica di una qualsiasi, Chiara Fracini ha risposto così. Forte e chiara. Maiuscola, verrebbe da dire. Prendendosi, letteralmente carta bianca, proprio mentre era ospite di Cartabianca, non un programma qualsiasi, insomma. La destra, sempre in cerca di una identità culturale tale da essere attraente pure per chi non viene dal Fronte della Gioventù, plaude e prende appunti dal diario leggero, ironico e godibile della Francini. Non una che fa politica ma sa fare spettacolo senza lacci, sentendosi libera di dire tutto quello che pensa. Persino in Italia, persino alla Rai nei giorni del caos nomine. E dei martiri non martirizzati da nessuno che, nonostante ciò, ci tengono a recitare l’inedito ruolo delle vittime di un telepostfascismo che forse esiste solo nelle loro menti. Proprio per questo il monologo di Chiara, sottolineato dal sorriso compiaciuto di Vittorio Sgarbi, quella sera pure lui in collegamento dalla Berlinguer, vale mille Littizzetto.

 


SFRONTATA E CORAGGIOSA - Perché la sfrontatezza è limpida, spontanea, coraggiosa e, carta canta, argomentata a inchiostro. Forte di un’arma tagliente come nessun’altra: l’ironia che Chiara maneggia da perfetta toscana dell’altra sponda. Come dire: datemi retta che i compagnucci li conosco bene io per prima. E lasciatevi guidare che ora ve la fo vedere io come si fa. Perché Chiara è chiara. Ma è anche tenace. Capace di una verve comica mirata al surreale che a tratti rammenta una gigante come la compianta Anna Marchesini. Solo che se Anna condiva il suo surrealismo con l’acetum latino, Chiara la colora di gigli, con quel po’ di convinzione alquanto fiorentina, di chi sa di essere la prima della classe. Per cui non ha bisogno alcuno di peccare di finta umiltà. Così, a libro aperto, il suo, intitolato proprio Forte e Chiara edito da Rizzoli, fornisce alla curiosa Berlinguer (pure lei in realtà bonariamente provocatrice) la sua risposta. Autocitandosi alla lettera. Leggendo la definizione che lei stessa ha dato dei radical chic che, per lo più, stanno a manca. «Ai sinistri non gliene frega assolutamente nulla del comunismo, di Berlinguer, degli operai, del lavoro, dei diritti, del teatro, delle minoranze, della cultura come strumento rivoluzionario di rivendicazione. Non gliene frega assolutamente niente. A loro interessa solo apparire di sinistra e quindi dalla parte del giusto perché nulla ti arricchisce più della povertà. I sinistri sono come quelli che sputano in aria e ti vogliono spiegare che piove. Sono così ossessionati dall’apparire pauperistici che pur abitando in palazzetti con dei Botero attaccati ai muri, spesso dormono nelle dependance della servitù, sentendosi poeti maledetti con le boiserie anche nel culo».

 

 

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