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Fabio Fazio, la "trasformazione": da Tele-Kabul a Tele-Gaza

Fabio Fazio

Fabio Rubini
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Fabio Fazio torna in tv ed è subito "tele-Gaza", con ospiti e commenti a senso unico. Una cosa che in confronto la “tele-Kabul” di Sandro Curzi era pluralista. Il senso generale della prima puntata di Che tempo che fa, traslata da RaiTre alla Nove è chiaro: quello che ha fatto Hamas è terribile, ingiustificabile, ma a ragionarci bene, sotto sotto, la colpa è pure di Israele e del governo di Netanyahu. Per dare sostanza a questa teoria Fazio non ha lesinato con gli ospiti. Tutti schierati da una sola parte politica: la sinistra pro-Palestina. Si parte con un pistolotto di Michele Serra che in un parallelismo tra «bestie» e «diavoli» giustifica le prime («il leone, la bestia, dopo essersi sfamato, s’addormenta») e condanna i secondi, cioè gli uomini, cioè quelli che stanno con Israele. Perché la Striscia di Gaza «è l’unica galera al mondo a cielo aperto che contiene milioni di persone». Serra non lo dice, ma è ovvio che il carceriere sta a Tel Aviv. E poi perché alla «base di ogni guerra ci sta la menzogna». E chi dice menzogne? Qui il ragionamento si fa più fine: «Il torto in Medio Oriente è spalmato come il burro sul pane. Nessuno ne è immune. Ma il linguaggio anche qui è quello della menzogna» e si sa che per una certa intellighenzia a mentire di più è sempre e solo una parte: Israele.

Subito dopo si attovagliano al desco tre opinion leader. E uno pensa, beh, ci sarà un poverocristo schierato, non diciamo con Netanyahu ma almeno con Tel Aviv. E invece no: davanti al Fazio con voce rauca si presentano Giovanni Floris, storico conduttore di Dimartedì su La7; Massimo Giannini ex direttore de La Stampa e neo opinionista di Repubblica e Fiorenza Sarzanini (la più defilata sui temi mediorientali), vicedirettore del Corriere della Sera. Soprattutto Giannini ha idee piuttosto chiare. Certo quello che ha fatto Hamas è «brutale e ingiustificabile».

 

 

Però... «Però tutto quello che Israele sta cercando di costruire, abbandonando la Striscia di Gaza, difendendo i coloni che in Cisgiordania si moltiplicano», ma soprattutto «facendo patti con il mondo arabo», beh, questo proprio è una cosa che non va. A Giannini gli “Accordi di Abramo” proprio non vanno giù. Sarà perché a sponsorizzarli è stato il cattivone Donald Trump. Non sappiamo. Però quegli accordi che avrebbero potuto aprire un nuovo capitolo verso la pace in Medio Oriente, per Giannini «sono stati fatti dai governi e dalle diplomazie sopra la testa dei popoli». E così «Hamas ha attaccato per interrompere questi negoziati, gettando però le basi per il massacro compiuto contro Israele». Quasi come se la colpa per chi ha lanciato missili su civili inermi e massacrato donne e bambini nei kibbuz, fosse di Trump, Netanyahu e un po’ anche dell’Arabia Saudita.

 

 

Tra gli ospiti spunta anche lo scrittore israeliano David Grossman (che a causa del conflitto israelo-palestinese ha perso un figlio), che ha parlato di un popolo, il suo, che «da 56 anni sta occupando una terra non nostra, con azioni terribili da parte di Israele». Insomma un monologo contro Tel Aviv. Evidentemente Fazio non ha sentito il bisogno di provare a riequilibrare un po’ il dibattito. Nemmeno quando ha cambiato argomento. Già, perché Fabione nostro non si è fatto mancare nulla, perché tra un distinguo su Israele e una lisciata ai palestinesi, ha trovato pure il tempo per difendere Roberto Saviano condannato a pagare mille euro per aver dato della «bastarda» al premier Meloni e per un saluto speciale a Mimmo Lucano «che ho avuto l’onore di ospitare in questa trasmissione». Signore e signori, basta con “tele-Kabul”. Da ieri è nata “tele-Gaza”. 

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