Cerca
Cerca
+

Paola Barale, la rivelazione: "Ho avuto tanti guai, ma con le donne"

Esplora:

Daniele Priori
  • a
  • a
  • a

Non è poi la fine del mondo. È questo il titolo del libro, edito da Sperling&Kupfer, nel quale la showgirl Paola Barale affronta il tema della menopausa, fase della vita nella quale la donna ha raccontato di essere entrata precocemente, a 42 anni. Un tabù alimentato secondo Barale «soprattutto da quelle donne che oggi mi chiedono di smettere di parlarne». Mentre altre, come la deputata Martina Semenzato, presidente della commissione d’inchiesta sul fenomeno dei femminicidi, ne ha colto tutto il valore e, proprio a ridosso della Giornata contro la violenza sulle donne, ha presentato una mozione di legge per sensibilizzare il governo a garantire una buona qualità della vita a tutte le donne del terzo millennio che trascorrono circa trent’anni della loro esistenza nella fase di menopausa. Libro e non solo per la Barale che dal 2024 tornerà in tv con Tilt e La pupa e il secchione e, a primavera, partirà con una tournée teatrale.

Paola, il suo primo libro è un po’ dantesco per questo viaggio tra i vari gironi della menopausa e un po’ socratico con le domande che le rivolge il suo alter ego Le Bar?
«La trovata di un alter ego che facesse domande un po’ scorrette e insolenti è stato il modo per far uscire di più me stessa. La proposta di legge dell’onorevole Semenzato è stata proprio qualcosa di inatteso che mi ha reso orgogliosa di questo lavoro. Andiamo avanti».

 

 

 

Lei Paola, parla in maniera libera. Questo fa star bene le sue lettrici ma credo anche i suoi lettori.
«Il mio obiettivo con questo libro, anche se non sono un’autrice, è proprio quello di sfatare tabù, abbattere pregiudizi, iniziare un dialogo. E ci sto riuscendo. Grazie a questo libro ho avuto una telefonata con mio padre di 86 anni. All’inizio lui che resta sempre il mio primo grande critico, mi ha sottolineato come mi fossi spinta un po’ in là ma poi mi ha raccontato anche cose intime di quando la mamma è andata in menopausa. Gli ho fatto notare che era la prima volta che ne parlavamo».

Oggi davvero una donna è così libera di andare a passeggio al sexy shop in pieno centro a Milano senza essere giudicata?
«Io mi sento libera di farlo e lo faccio. Quella di cui parlo nel libro è una boutique fetish dove si possono comprare oggetti sextoys, biancheria, lubrificanti vari. È come entrare in una boutique normale. Ogni volta che vado c’è sempre moltissima gente. L’ultima volta c’era un ragazzo che sceglieva un completino per la sua donna. Dipende sempre dal significato che si dà alle cose. Certi oggetti, poi, se fatti bene, con belle forme, laccati possono diventare anche oggetti d’arredamento. Se questo aiuta a vivere una sessualità più libera e consapevole che ben venga».

Lo stigma sulle donne in menopausa, secondo lei, viene più dal mondo maschile o più da quello femminile?
«Ci sto riflettendo anche alla luce degli ultimi fatti di violenza. Si stanno demonizzando gli uomini che, è vero sono i principali autori dei femminicidi. Non bisogna però cadere nella trappola di demonizzarli tutti. Ma indagare sulle cause. Perché, ad esempio, in quest’epoca di politically correct, non si possono più fare battute su nulla tranne che sull’età delle donne. Penso poi al bullismo degli adolescenti che hanno pubblicato foto sexy delle loro coetanee, arrivate a volte anche a togliersi la vita. Ma anche ai settimanali e ai siti che pubblicano le foto di donne nude rubate dai paparazzi. Che esempi si danno? Quello che manca in tutti i casi è il rispetto minimo della persona».

 

 

 

Lei nel libro ha parlato anche di una sua esperienza legata all’aborto...
«E sono stata attaccata proprio dalle donne. Ma ognuna, credo, debba essere libera di decidere. Ho semplicemente detto questo. Si può non essere favorevoli all’aborto ma attaccarmi come una che uccide i bambini, no. Io al massimo uccido le zanzare e già mi dispiace. Questo mi ha fatto capire come i social stiano facendo un lavoro opposto a quello che servirebbe».

Ci racconti dei suoi inizi come valletta di Mike Bongiorno.
«In realtà ho iniziato ancor prima come Littorina in Odiens di Antonio Ricci con Ezio Greggio e Lorella Cuccarini. Eravamo ballerine con reggiseni a balconcino che mettevano tutto in evidenza e costumi fascisti. Pensi un po’... Oggiavrebbero problemi ad andare in onda anche le ragazze cin cin di Umberto Smaila».

Lo sa che tornerà La Ruota della Fortuna con Gerry Scotti?
«Sono molto felice. Mike è inimitabile e non ha eredi ma credo che Gerry abbia la capacità e anche la popolarità giusta per raccogliere quello che era il pubblico di Mike». 

 

 

 

Dai blog