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Adolf Hitler, ecco cosa sarebbe accaduto se avesse vinto la guerra

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Claudio Siniscalchi
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Nello splendido romanzo «ucronico» di uno scrittore ormai dimenticato, Marco Ramperti, Benito I Imperatore (1950), il Duce torna a Roma acclamato dalla folla. A spellarsi le mani sono soprattutto gli intellettuali, un tempo fascisti, prontamente convertitisi all’antifascismo, poi altrettanto prontamente tornati alla casa madre littoria. Come è stato possibile? Hitler era in possesso davvero delle armi segrete. Le ha usate, sbaragliando gli avversari e vincendo la guerra. Adolf Hitler, come è noto, è morto nel 1945. Ma il suo fantasma continua ad aggirarsi nell’immaginario collettivo. $ presente in romanzi belli e brutti. In pellicole d’arte e dozzinali. Nelle magistrali ricostruzioni storiche (soprattutto anglosassoni) e nella paccottiglia pseudo-scientifica. Da una parte il nazionalsocialismo e il suo «demiurgo» sono oggetto di analisi sempre più sofisticate, documentate ed equilibrate.

Dall’altra, un esercito di imbonitori si addentra negli aspetti più fantasiosi del Terzo Reich, ritraendo il Führer in tutte le pose: folle, squilibrato, sessualmente deviato, luciferino, irrazionale, dedito alla consultazione di maghi, veggenti e ciarlatani. History Channel programma un eccellente documentario in tre parti, Hitler’s Power (la prima puntata è andata in onda ieri sera, le altre due l’11 e il 18 dicembre alle 21,50), centrato su come la guida del nazionalsocialismo sia riuscito a sbaragliare tutti gli avversari, trasformando la Germania repubblicana di Weimar in un regime totalitario. La docuserie è stata preceduta da una premessa: E se Hitler avesse vinto la guerra? Un classico esempio di «storia controfattuale».

NUOVE DOMANDE
Anche se gli eventi sono andati in altra maniera, la comprensione del passato non è mai qualcosa di definitivo. Ha bisogno sempre di essere rimessa in discussione. Ogni generazione pone domande nuove, dettate dalla contingenza del proprio vissuto. Ciò non significa, naturalmente, che il giudizio su personaggi e accadimenti debba cambiare.

Può essere modificato: spesso nei dettagli, raramente nella sostanza. Il passato non è mai qualcosa di fisso e concluso. $ una materia plasmabile attraverso le decisioni del presente. La «storia controfattuale», scaturita dalla finzione narrativa e audiovisiva, oppure dalla riflessione scientifica, se parte da un rigoroso studio, privo di preconcetti, aiuta a sistemare nella giusta dimensione il senso del passato legato al presente. Proviamo a rispondere alla domanda se Hitler avesse vinto la guerra. L’Europa sarebbe stata federata sotto le insegne dell’ideologia nazionalsocialista, guidata da un principio razziale.

Una terra definitivamente liberata dal giudaismo e dal cristianesimo. Hitler, nelle conversazioni con i suoi più stretti collaboratori durante la guerra, più volte ribadisce un concetto: finite le ostilità verrà saldato il conto con la Chiesa di Roma e con quella di Mosca, entrambe giudeocristiane. Lenin altro non è che l’ultima incarnazione nei secoli dell’apostolo Paolo, come aveva indicato il suo maestro Dietrich Eckart. Del resto, potremmo porre, invogliati dall’attualità cinematografica, un’altra domanda: se Napoleone avesse vinto a Waterloo? Avremmo avuto un’Europa federata sui dettami dell’ideologia illuminista. Come si può vedere è salutare porre certe domande in chiave di «storia controfattuale».

Ci aiutano a capire come potevamo essere al posto di quello che siamo diventati. Benedetto Croce suggeriva che lo storico non deve mai indossare i panni del giustiziere, ma quelli del giustificatore. In altre parole, non è chiamato ad emettere sentenze di condanna. La sua autentica funzione è la spiegazione (giustificazione) del passato.

LA ROVINA
A condannare Hitler ci hanno pensato gli eserciti e la storia. Altra cosa è capire - e la serie Hitler’s Power ci viene in soccorso, obbligandoci per l’ennesima volta a riflettere - la sua irresistibile ascesa. Croce si sbagliava a considerare il fascismo (e la variante nazionalsocialista) una parentesi nella storia europea. Come nei film hollywoodiani in Italia e in Germania erano piombati inaspettatamente degli alieni, provenienti da un altro mondo. Così come erano planati minacciosi si erano dileguati sconfitti. Un periodo storico - come l’età di Hitler, suddivisa in due fasi: 1919-1933 e 1933-1945 - non può mai essere spiegato ricorrendo ad una sola causa. 

Numerosissimi sono i fattori che concorrono a tracciare le linee portanti di ogni processo storico. Talvolta, rinunciando alla complessità, si può far ricorso alla semplicità. Un giudizio definitivo su Hitler lo dobbiamo ad un suo fedele collaboratore, conosciuto sui campi di battaglia del primo conflitto mondiale. Otto Dietrich, che gli resterà accanto sino alla sconfitta finale, riacquistata la libertà dopo sette anni di prigionia, nel 1955 redige le memorie. La sua penna fissa sulla pagina una valutazione stringata pur se profonda: i tedeschi hanno amato Hitler come un padre, seguendolo come un profeta. E lui li ha condotti alla rovina più disastrosa della loro storia. Non c’è molto da aggiungere.

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