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Fabio Fazio ancora contro Meloni: "Aggressiva, chi mi ha ricordato"

Francesco Storace
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Hanno cambiato totem, la loro icona non è più Fidel Castro, degradato a simbolo del Melonismo. Sognavano Berlinguer, adesso i loro leader sono i Ferragnez e Saviano. Una volta applaudivano i capi nelle piazze, ora nei salotti televisivi. Il Canale Nove è diventato il ricettacolo degli ottimati e Fabio Fazio è degno protagonista della galleria dei nuovi mostri di questa strana democrazia. Non prendi voti, ma like, e dici tu come devono andare le cose. La Meloni di Atreju ha dato noia a quella sinistra che Fazio si è sbrigato a mettere in fila per contestare la presidente del Consiglio.

Il grande suggeritore, davanti a Massimo Giannini e a Concita De Gregorio, a Michele Serra e alla Sarzanini è stato proprio lui, il bravo presentatore tanto ma tanto ricco: «Ad Atreju la Meloni è stata aggressiva, assomiglia a Fidel Castro». Il che impone una riflessione. La sinistra mediatica vuole imporre un cambiamento al suo popolo. Perché è indubbio che affibbiare al defunto dittatore cubano un’eredità di nome Giorgia Meloni al massimo è un dispetto a entrambi. Oppure la volontà di ripudiare l’ultimo idolo rosso. Tutto questo per difendere chi sbaglia clamorosamente.

 

Roberto Saviano, sconfitto dalla premier persino in tribunale dopo quel “bastardi” urlato in tv all’indirizzo suo e di Salvini. Perla compagnia di giro di Fazio evidentemente il piccolo schermo serve ad insultare chi governa se non è gradito. Idem per il petto in fuori a difesa di Chiara Ferragni, sanzionata per quella pubblicità del pandoro che ha già fatto tanto rumore, e sembra quasi che a doversi scusare debba essere proprio Giorgia Meloni. Quello di Fabio Fazio è davvero un mondo stralunato. In quell’ambiente ognuno dice quello che vuole, e fin qui nulla di male. Ma pretendere di poter parlare senza diritto di replica da parte di chi è sotto attacco è una pretesa abbastanza ridicola.

 

Ecco, questa sarebbe una modalità alla Fidel Castro, che il dissenso lo puniva malamente. Il governo italiano invece non punisce ma sopporta. E semmai fa capire che si accorge delle bugie al suo indirizzo. La differenza si nota. Magari domenica prossima dovrà essere proprio Fazio a scusarsi per il paragone raggelante col dittatore che idolatravano i suoi compagni, fregandosene del dissenso cubano. Ma il successo fa male alla testa e i soldi inebriano chi spara sciocchezze in quantità industriale. Certamente non lo farà, perché è un altro aspirante leader della sinistra. Senza il fastidio di prendere voti, gli bastano gli applausi di un pubblico belante e che ha il dono di ingoiare tutto.

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