I l realismo magico di Federico Fellini non nasce tra le affascinanti luci e ombre del suo cinema ma dai più taglienti tratti di matita e pennello di quella che è stata probabilmente la vera, più grande passione che accompagnerà l’esistenza del cineasta riminese dall’adolescenza fino alle ultime ore di vita.
Una mostra al MuSa (Museo di Salò) afferma questa definitiva verità. Lo fa ripercorrendo proprio per immagini il percorso artistico del regista. Federico Fellini. Dal disegno alla regia è il titolo dell’esposizione che sarà visitabile fino al prossimo 31 agosto nella quale è possibile ammirare una cinquantina tra disegni, vignette e caricature vergate su carta dall’autore di Amarcord - molti dei quali esposti per la prima volta in Italia – unitamente a un corpus fotografico, anch’esso pressoché inedito, di scatti che ritraggono Fellini sui set dei suoi film più importanti.
La mostra nasce con il coordinamento curatoriale di Elena Ledda e Federico Grandesso, e grazie a un ventaglio di prestigiose collaborazioni: la Fondation Fellini pour le Cinéma di Sion, Svizzera, l’Archivio Museo Fellini di Rimini, il Media Museum di Pescara ma anche Francesca Fabbri Fellini, regista e nipote del grande Federico, e Anna Cantagallo, che nell’estate del 1993 ebbe in cura il Maestro nei suoi ultimi mesi durante i quali, davvero fino agli ultimi giorni, il regista incredibilmente continuerà a rappresentare le sue visioni fatte di formosissime figure femminee, oniriche, satiriche e bonariamente sarcastiche, tanto da immaginare proprio la dottoressa che lo assisteva, addirittura con una frusta di fronte alle sue intemperanze. Tutti disegni, quelli della fase finale della vita del maestro, scomparso nell’autunno del 1993 a Ferrara, mai esposti prima d’ora in Italia.
IL SATIRO
Federico Fellini. Dal disegno alla regia, però, ci porta anche assai più lontano. Precisamente all’alba dell’esistenza del genio che era nato a Rimini nel 1920, dove sin da adolescente ha coltivato la sua passione per il disegno, tratteggiando i volti di compagni di scuola, professori, amici e turisti nella sua Rimini.
Fin quando, ad appena 16 anni, il titolare del mitico cinema Fulgor, primo punto di fuga nel sogno di un giovanissimo Federico, gli commissiona una serie di caricature di divi del cinema e altre celebrità. Un passaggio che per quel ragazzo così particolare dai vezzi palesemente artistici e abilissimo con la matita, segna solo l’inizio di una carriera fulminante e unica nel suo genere.
Nell’estate del 1937, infatti, col pittore Demos Bonini, apre la bottega artistica Febo ove inizia a disegnare caricature per i villeggianti. Il futuro regista così ha modo di farsi conoscere come caricaturista, tanto che nel 1938 avvia una collaborazione con la Domenica del Corriere e con il settimanale umoristico fiorentino 420. Trasferitosi a Roma nel 1939, Fellini lega quindi il suo nome al Marc’Aurelio, uno dei più famosi e diffusi giornali satirici dell’epoca, per il quale è ideatore di numerose rubriche, vignette satiriche e delle celebri Storielle di Federico in più sequenze illustrate.
L’esposizione di Salò documenta, poi, non solo le reali origini del genio riminese ma anche la consequenzialità che emerge con chiarezza tra i designi felliniani e i capolavori su pellicola che consacrarono l’autore nell’Olimpo della cinematografia mondiale. Anche dopo il raggiungimento del successo internazionale il disegno costituì sempre l’approccio iniziale per imbastire i caratteri e i personaggi dei suoi film. Ne sono un esempio Disegno di scena, Il passaggio delle Mille Miglia nel borgo (per Amarcord) i numerosi Autoritratti e soprattutto i disegni inediti di Casanova e Pinocchio, del 1982 che proprio nella mostra bresciana sono stati esposti per la prima volta in assoluto.
Accanto ad altri tre disegni di Casanova vecchio, si trovano le fotografie che immortalano Fellini sul set del film accanto a Gérald Morin, suo assistente e segretario privato di lunga data, Alberto Moravia, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica e agli attori Cicely Browne, che nel film interpreta la marchesa Durfé e Donald Sutherland nei panni del protagonista. La sezione include inoltre l’emblematico disegno Prova di personaggio principale per Gian Maria che testimonia come, prima di affidare il ruolo a Sutherland, Fellini avesse considerato Gian Maria Volonté per il ruolo di Giacomo Casanova.
GLI ULTIMI SCHIZZI
Ai disegni eseguiti nell’ultimo periodo della vita di Fellini, in particolare durante la degenza all’interno della clinica di Ferrara ove fu ricoverato nell’estate del 1993 in seguito a un ictus, sono dedicate due sale, entro le quali sono stati raccolti 29 schizzi, bozzetti e idee di scena su fogli A4 da stampante. Le opere – tra le quali Anna, la donna “angelo” e Federico, Anna “la bionda” e Federico, Federico cammina da solo, Linea del cammino, Federico in teleferica, Federico e i triangoli – mostrano un registro doppio. Da un lato i test e gli esercizi del Fellini paziente che mostra fatica ad attenersi alle regole e gioca col segno e col colore, dall’altro i disegni in libertà, dove prendono forma illustrazioni fiabesche, grottesche, autoritratti e storie nate nel solco del rapporto medico-paziente. Un percorso lungo qualche mese che, aldilà del valore anche terapeutico sotteso, mette in luce la volontà del grande regista di continuare a raccontarsi e raccontare attraverso la sua inesauribile vena artistica.