L’estate di Sabrina Salerno è veramente bollente. Di nome e di fatto. Nel senso che la sua ultima hit si intitola Bollente e la show-girl e cantante la propone insieme a Ludwig, artista protagonista del pop urban italiano. Un brano che profuma di mare, tramonti infuocati, libertà e passione e che conferma la vocazione pop-dance della bella Sabrina e ne racconta, in un certo modo, la sua storia artistica. In partenza per un tour all’estero, questa artista che ha fatto sognare per mille motivi gli italiani, e non solo, è decisamente orgogliosa di Bollente che ripropone nei suoi concerti insieme a Boy Boy Boy, successo planetario da 20 milioni di copie. Era il 1987. Ora siamo nel 2025. Sabrina, con Ludwig hai formato una vera coppia loca, per dirla alla... ibizenga. «Bollente è un bel progetto su etichetta M&P che sta andando bene in radio e piace anche all’estero. Ludwig viene dalla dance come me anche se siamo diversissimi».
In un’estate senza tormentoni è Bollente la vera hit?
«Non dobbiamo cercare un solo tormentone come negli anni ’80 o ’90. Ora c’è un’abbondanza di prodotti ed è difficile trovare fra questi un Vamos a la playa del 2025. Certo che musicalmente questa è un’estate strana».
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«Lo penso anch’io, in tutta onestà. E quando lo propongo sul palco vedo reazioni in questo senso».
Perché piaci ancora così tanto all’estero?
«Ho un seguito notevole in Francia, Germania Spagna e Inghilterra. E nei paesi dell’Est. L’ultimo concerto, a Vilnius, è stato gratificante. Ma il motivo del consenso era anche un altro».
Quale?
«In quelle stagioni, e parlo degli anni ’80, l’Italo-disco andava fortissimo. Ricordi Giorgio Moroder premio Oscar o i Fratelli La Bionda? E poi Spagna. Leggerezza e semplicità non significano superficialità».
Erano canzoni usa e getta che però tutti, oggi, ascoltano.
«Infatti erano usa e getta per dire. Chi l’ha mai detto che un brano divertente e scanzonato debba morire dopo un anno?».
Confessione: vero che da adolescente eri sin troppo sicura dite?
«Ero una stronzetta ma lo dico in modo affettuoso. Diciamo che ero presuntuosa perché volevo arrivare, non volevo assolutamente accontentarmi».
Forse per il rapporto difficile con un padre che hai conosciuto solo a 12 anni?
«Sono cresciuta in una famiglia non tradizionale, con la zia, con la nonna. Mio padre l’ho conosciuto a 12 anni. Ma non ero presuntuosa per questo».
Eletta Miss Liguria, hai partecipato a Miss Italia.
«E poi è arrivata subito la tv, programmi sulla Fininvest con Johnny Dorelli e Nino Manfredi. Artisti che vedevo soltanto al cinema, da piccola. Stava accadendo tutto molto in fretta».
Il tuo primo disco è datato 1986: c’era ancora Andreotti, il Papa era Giovanni Paolo II e Jannik Sinner era nella speranza di mamma e papà.
«Si intitolava Sexy Girl: ma il vero successo arrivò con Boy Boy Boy che ha venduto milioni di dischi in tutto il mondo e arrivò al terzo posto nella hit inglese dietro Madonna e Michael Jackson».
Cecchetto è stato il tuo pigmalione.
«Devo molto a Claudio per il quale proverò sempre una gratitudine eterna per i primi successi».
Ai tempi della tua disco dance, in Spagna produssero bambole, chewing-gum e un videogioco e tutti dedicati a te.
«Ti assicuro che non ho mai perso la testa, sono sempre stata ben attenta. Mi dicevo: ora hai successo, ma domani? Il problema è mantenerlo il successo. E ho lavorato duramente per fare in modo che accadesse».
Sanremo 1991: con Jo Squillo hai proposto Siamo donne: un inno al femminismo ante litteram?
«Una canzone semplice, diretta, che andava in profondità: il verso “siamo donne, oltre le gambe c'è di più” nascondeva una realtà incredibile. Sul palco dell’Ariston non pensavo che questo brano segnasse così tanto».
Il nuovo millennio cosa ti ha portato artisticamente?
«Il piacere di cantare, di fare televisione, di comunicare».
Nella vita privata hai finalmente trovato la persona giusta?
«Certo, ormai più di 30 anni che vivo bene con mio marito Enrico e mio figlio Luca Maria che si sta laureando. Difficile questa vita per i ragazzi di oggi, per noi era tutto più facile».
Oggi la Sabrina 18enne dove sarebbe arrivata?
«Non so, forse non ce l’avrebbe fatta».
Perché è tutto più complicato, sul piano musicale?
«Non solo musicale. L’asticella per le aspirazioni dei ragazzi di oggi si è enormemente alzata, il mondo è ferocemente competitivo e manca quella leggerezza che avevamo noi negli anni ’80. Incidere una canzone era per noi un lavoro giocoso. Oggi è un esame difficile».
Come hai vissuto in tutta la tua carriera il ruolo di sex symbol?
«Fregandomene. Per decenni hanno detto e scritto delle sciocchezze. Mi entravano da un orecchio e mi uscivano da quell’altro. Sono sposata dal 2006 ma sto con mio marito da molti più anni».
Un anno fa, la brutta scoperta proprio al tuo seno. Un tumore.
«Una botta. Sono sempre stata riflessiva ma la vita cambia con l’operazione, le terapie, i controlli, gli esami, i timori di una recidiva».
Stai seguendo un iter terapeutico particolare?
«Una cura ormonale che mi dà problemi. Mi chiedo come mai nel 2025 non si sia ancora trovato un metodo per far andare le cose meglio».
Il 2024 hai detto che è stato l’anno della “grande lezione”.
«Certe esperienze ti portano ad avere uno spirito combattivo e ottimistico che, a volte, latita. Saper trasformare brutte cose in esperienze non è sempre facile».
Come aiutarti?
«Leggendo libri interessanti: ora sono alle prese con Le Meditazioni di Marco Aurelio».
Un collega che stimi molto, oggi?
«Alfa. Penso abbia numeri giusti e una grande capacità di esprimere il talento che ha dentro. L’ultima canzone, una cover di un brano di Manu Chau, è una delle mie preferite attualmente».
Pensavo dicessi Elodie.
«Che ammiro e stimo. È disposta a produrre buona musica ma, contemporaneamente, a far vedere quanto è bella».
La bellezza e l’innegabile sensualità del tuo corpo ti hanno dato anche fastidio, a volte?
«Per nulla. La bellezza è un’immagine che mi ha aiutato nella carriera perché l’ho sempre utilizzata e indirizzata come fanno tutte le grandi star della musica o dello show-business».
Jennifer Lopez, ad esempio?
«Certo. Sul palco usa la voce, il talento musicale ma anche il sedere. E fa benissimo, fra l’altro siamo quasi coetanee».
Come ti vedi a 70-80 anni?
«Come Cher. L’altro giorno ho visto un suo show, indossava una tutina trasparente e cantava da Dio. Vorrei avere sempre il suo fisico e la sua tenuta sul palco».
È vicina agli 80 anni.
«Appunto».