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Danilo Rossini torna all'Alcatraz

Il party, un must dei venerdì notte milanesi, è sempre lo stesso, il Notorius. E anche il dj con il quale Danilo divide la consolle è quello di sempre, il simpaticissimo Diggei Angelo

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Lunga e costellata da successi. La si può sintetizzare così, la carriera di Danilo Rossini, che stanotte ha fatto esplodere la gigantesca main room dell'Alcatraz di Via Valtellina n. 21, a Milano. Il party, un must dei venerdì notte milanesi, è sempre lo stesso, il Notorius. E anche il dj con il quale Danilo divide la consolle è quello di sempre, ossia Diggei Angelo, uno dei nomi di punta di Radio Deejay. "Sì, stasera si riparte. E' tutto pronto", mi ha raccontato ieri pomeriggio. "Ma la vera festa è il 17, venerdì prossimo, quando, direttamente dalla Riviera Adriatica, sarà nostro ospite il vocalist Mirkolino". Quali sono le novità della stagione 2010? "In realtà non ci sono molte novità, anche perché il venerdì dell'Alcatraz è un'autentica pietra miliare del divertimento milanese. Quindi, team vincente non si cambia. Io e Diggei Angelo in main, come hai anticipato tu, e nella sala due, invece, la brava Mary Kay con i suoi set a base di rock, ska e reggae". Tornando a Rossini. Una carriera con la C maiuscola, la sua. Tante produzioni piazzate ai vertici delle classifiche dance europee. Su tutte, l'oramai storica "Hands Up Everybody", realizzata assieme all'inseparabile collega Stefano Pain, con il quale ha fondato anche un'etichetta discografica, la Bootylicious. Poi ci sono i remix per le stelle della musica. Giusy Ferreri, The Black Eyed Peas, Qwote Vs Shaggy o Michael Gray, giusto per citarne alcuni. E per finire le serate, che, nell'arco di 25 anni, lo hanno portato a girare il mondo intero. A proposito di serate, durante il mese di agosto tu e Stefano Pain avete suonato in posti magici come San Teodoro e Pula, in Sardegna... "Hai ragione. La Sardegna ha qualcosa di magico. Abbiamo trascorso una settimana tra Porto Rotondo, San Teodoro e Cagliari. Qui ci siamo esibiti in varie discoteche e aperitivi esclusivi, sia in spiaggia che in piscina. A San Teodoro siamo stati ospiti del Luna Glam Club. Una location da sogno: la punta di una collina con vista mozzafiato. Abbiamo iniziato a suonare verso le 2 e abbiamo finito alle 6 del mattino. Ci ha introdotti il bravissimo Max The Voice e, a ritmo della nostra house, sono esplosi i fuochi d'artificio sopra il tetto della pista esterna. A Pula, invece, abbiamo fatto tappa al Grace K. Un altro grande locale. Tutto bianco, in perfetto stile ibizenco". E poi, via, dalla Sardegna sei volato in Grecia. Senza Stefano, però. Destinazione? "Sì, da solo. Destinazione: Mykonos, perla delle Cicladi e nuova capitale del divertimento estivo. Un'isola che, tra aperitivi e party, non dà mai tregua. Qui ho suonato ad una festa organizzata dal mio collega Nicola Fasano e dalla sua etichetta discografica, la Jolly Roger". Il prossimo due ottobre torni ad esibirti in Russia, all'Imperia Lounge di Mosca, di nuovo con Pain... "Eh sì. Mosca capitolo secondo. Ci accompagna di nuovo la bravissima vocalist Melanie. Stavolta siamo ospiti di un club molto esclusivo: l'Imperia Lounge. Qui si esibiscono spesso e volentieri artisti come Roger Sanchez o Bob Sinclar. Non vediamo l'ora di suonare, perché abbiamo visto su internet video e foto del locale, che è molto elegante e all'avanguardia. E poi il pubblico moscovita è molto caloroso, oltre che innamorato della musica house". Quali sono le novità che ti riguardano dal punto di vista discografico? "Da qui a fine anno, una pioggia di nuovi singoli e di remix, sempre sulla nostra Bootylicious, invaderanno il digital store Beatport e i negozi tradizionali. In cantiere c'è già il nuovo Pain & Rossini, con un vocalist talmente importante che, almeno per adesso, preferisco lasciarlo nel mistero". Tu sei sempre molto attento a cosa accade nel panorama del clubbing internazionale. Hai già individuato qualche bella club hit dei prossimi mesi? "E' un momento di stallo e in cui regna una confusione generale. E' difficile fare previsioni o individuare un trend invernale, perché escono troppi dischi. Personalmente, vedo molto bene il nuovo di Alex Gaudino, I'm In Love, che qui da noi deve ancora esplodere. Va molto forte anche la Swedish House Mafia, ossia Axwell, Steve Angello & Sebastian Ingrosso". La vostra I Will Be sta andando sta andando a gonfie vele, sia in disco che nelle sales charts. Cosa fa vendere un disco? "Abbiamo ottenuto dei grandi risultati ovunque grazie ad una promozione massiccia e alle numerose versioni realizzate. Pezzi da Novanta della consolle come Nicola Fasano, Luca Cassani o Andrea Bertolini, hanno contribuito a rendere I Will Be un brano adatto a tutte le piste e a tutti i contesti". Il dj estero più bravo e quello meno bravo, ossia il più sopravvalutato, secondo te, chi è? Di esteri bravi ce ne sono molti. Credo che il top, sia come tecnica di lavoro che come scelta musicale, sia Axwell. L'ho sentito dal vivo e mi sono fatto quest'idea. Ma dal vivo ho sentito anche artisti come Chriss Ortega, Fedde Le Grand e Roger Sanchez. Non esiste un dj bravo e un altro meno bravo. Ognuno ha un suo stile, che, a seconda dei gusti, può piacere o non piacere...". E' troppo leggero o sin troppo pesante il portafoglio di voi dj? "Bella domanda. Ci sono quei dj che guadagnano troppo e non se lo meritano. Poi ci sono quelli che, pur esseno bravi, guadagnano meno, magari perché non sono famosissimi. E poi ci sono i furbetti, che si improvvisano dj da un giorno all'altro e iniziano a usare i social network per farsi pubblicità a raffica e cercare di acchiappare delle serate a cifre che non meritano". Il binomio dj produttore/stella del pop ha portato tanta fortuna ai vari David Guetta o Stuart Price. Ma soprattutto, ha riportato la dance nelle classifiche e nelle radio. Come vedresti un'operazione del genere in Italia? "Sarebbe bello anche solo tentare di fare qualcosa del genere. Ma la vedo dura. Perché tutti, dalle major alle indie, hanno paura di investire su qualche artista con nuove idee. Poi c'è da dire che l'italiano, come lingua, non aiuta più di tanto. A me piacerebbe riuscire a realizzare un progetto pop e poi remixarlo. Un po' come fanno i vari Madonna o Black Eyed Peas. Ma resta un sogno. Perché loro hanno mezzi e soldi per fare tutto ciò. Noi no". Siamo letteralmente invasi da remake dei classici della musica italiana in chiave dance. Il trend deve stopparsi o va bene così? "Basta, davvero! E' un filone orrendo. Ma soprattutto, è la dimostrazione del fatto che non ci sono più idee innovative in giro. Va bene We No Speak Americano dei Yolanda Be Cool & Dcup, loro un'idea l'hanno avuta. Ma alla miriade di pezzi in circolazione che si ispirano al 'Pa Pa l'Americano' dico di no".  

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