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Domenico Arcuri cacciato, Gaetano Pedullà oltre il ridicolo: "Sono preoccupato"

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Lo scorso 12 febbraio, nel corso della puntata di Diritto e Rovescio, il talk show di Rete4 condotto da Paolo De Debbio, era arrivato al punto di definire "Toninelli uno dei ministri migliori della storia d'Italia". Per cui, non sorprende che Gaetano Pedullà, direttore del quotidiano La Notizia, si schieri ora dalla parte del commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri. Licenziato e sostituito dal premier Mario Draghi, che al suo posto ha messo il generale degli Alpini Figliuolo, ad Arcuri sono bastate ventiquattr'ore per cadere in disgrazia pressochè su tutti gli organi di informazione. Come se il vaso di pandora delle inefficienze nella gestione della pandemia si fosse improvvisamente scoperchiato. 

 

 

Ecco, allora, che nelle ultime ore è stato definito 'traballante'  il posto da amministratore delegato che Arcuri occupa a Invitalia. Ed ecco che il suo nome, ad appena 48 ore dallo spodestamento, compare nelle intercettazioni e nelle carte dell'inchiesta (nella quale Arcuri non è indagato) avviata dalla procura di Roma in merito alla fornitura di mascherine e camici con certificati di garanzia falsi forniti da tre imprenditori alla protezione civile del Lazio.

 

 

Già in quella puntata di Diritto e rovescio del 12 febbraio, quasi presagendone il disarcionamento, Pedullà aveva affermato che "l'Italia dovrebbe essere grata ad Arcuri". Oggi, il quotidiano Il Tempo riprende la sua ultima intemerata, in cui di fatto rievoca i fantasmi di una 'democrazia ad orologeria' sul caso Arcuri: "Sono preoccupato per la deriva autoritaria presa dal Paese. Curcio, Gabrielli, Figliuolo. Hanno militarizzato il Paese".

 

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