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Che tempo che fa, Luciana Littizzetto e "la guerra del caz***o": disastro in diretta, cosa si scorda

Giovanni Sallusti
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Va bene che l'umorismo è anzitutto sentimento del contrario, per stare a Pirandello, ma Luciana Littizzetto che si lancia in analisi geopolitiche è troppo, una scena che non avrebbe immaginato nemmeno il grande drammaturgo. Intendiamoci Lucianina, come la chiama il suo mentore Fazio(so), anche domenica sera 77 ha fatto il suo, durante il mono- '' logo d'ordinanza a "Che tempo che fa": qualche battuta tra il prevedibile e l'innocuamente volgarotto, qualche lacrima facile ma sostanzialmente giusta quando ha letto la sua lettera ai ragazzi al fronte, il consueto compitino. Ma è nel momento didattico, come al solito, che scivola il comico, se non è Charlie Chaplin. E infatti lei, volendo entrare diretta nella tragedia ucraina, non ci ha rifilato il Grande Dittatore, ma piuttosto un pistolotto buono per nominare i genitali, e per sostenere la tesi seguente. La guerra è colpa del dannato fallocentrismo imposto al mondo da quella dannata creatura che è il maschio (bianco caucasico, perdipiù). Partendo infatti dall'assioma che "è un guerra solo di maschi", la Littizzetto ha mostrato la vignetta di un disegnatrice spagnola molto ripresa sui social dalla gente che piace. A sinistra, un rifacimento dell'immortale opera di Courbet, "l'origine del mondo", l'organo sessuale femminile. A destra, un corpo in analogia posizione, con una modifica decisiva: trattasi di corpo maschile, e di organo relativo. "Il Walter", lo definisce lei in littizzese, ovvero "l'origine della guerra". Essì, perché il Walter "rappresenta bene quanto gli uomini siano incapaci di elevarci dallo stadio di gorilla inferocito a essere umano con un minimo di buon senso". Proprio così: qualunque possessore di pene (pardon, di Walter) è in quanto tale ontologicamente e anatomicamente guerrafondaio, ha il male inscritto nell'apparato riproduttivo. Putin invade, bombarda e massacra perché maschio, e ogni maschio è potenzialmente un Putin. "Nascere maschi è un po' come essere figli di un boss mafioso", aveva già sentenziato un'altra ideologa politically correct, Michela Murgia. Essì, perché Lucianina questo fa, replica il Banalmente Corretto (l'avverbio Politicamente sarebbe troppo) in prima serata, dà la stura alla retorica più elementare, quella che riduce una persona al suo sesso, e il sesso maschile alla violenza.

 

 

 


"Al tavolo delle trattative non ci sono donne!", tuona mentre indica una foto del negoziato russo-ucraino, e quello è il problema, non il cortocircuito geopolitico tra la nostalgia dell'impero sovietico di Putin e la debolezza di alcune leadership occidentali. Hanno tutti il Walter, questi, e in tale innegabile coincidenza corporea sfuma anche la distinzione tra aggressore e aggredito, al massimo resta in piedi (non eretta, per l'amor di Dio) l'ipotesi di un'evirazione collettiva per riportare la pace. Poi il Paese guida dell'Europa, la Germania, aveva fino a pochissimo fa una leader donna, che con Putin ha trattato più dossier: Angela Merkel. Gli Stati Uniti hanno una vicepresidente donna che non sarà esattamente una comparsa nella cabina della crisi, Kamala Harris. L'Unione Europea è guidata da una donna, che ha persino annunciato sanzioni durissime allo Zar, Ursula Von der Leyen. Ma questi sono trascurabili elementi di realtà, fastidiosi per chi come Lucianina vuole propinarci il santino dell'ideologia "correttista". E infatti la signora fissa l'istantanea dei negoziatori e scoute sconfortata il capo: "Sembra il tavolo degli amici della prostata". Risatine automatiche in studio, poi si fa seria: "Loro sono lì per far vedere chi ha più lungo l'armamento". Insomma, a essere per un attimo triviali e littizzettiani, per lei è una guerra del cazzo, in senso letterale. Il che a noi, per rimanere in tema, pare una cazzata sesquipedale.

 

 

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