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Enrico Mentana? Ecco perché ha chiuso la maratona sulla guerra: ora si capisce tutto...

Pietro De Leo
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Quella in Ucraina è la guerra ad alta resa mediatica. Dei post, dei tweet, dei video dal fronte sui social nei primi giorni dell'attacco russo, dei protagonisti che si prestano assai bene allo scontro manicheo tra bene e male. Il leader di Kyev, Volodymyr Zelensky, forte di una costruzione d'immagine molto americana è l'eroe buono. Dall'altro lato, il Capo del Cremlino Putin incarna il "cattivo" perfetto di questo canovaccio della storia, con una mimica che marca l'efferatezza delle sue scelte.

È la guerra, insomma, il cui impatto pubblico si intreccia con le logiche della società dei consumi. E per questo esposta all'implacabile legge dell'opinione pubblica che passa oltre. Perché l'attualità è fatta anche di altro, tutto ad alta portata mediatica, per quanto di diversa natura. È il meccanismo che fa vorticare notizie e fenomeni collettivi.

 

IL CALO
Il sito americano di news Axios ha pubblicato, proprio alla vigilia dei 100 giorni di guerra, alcune cifre fornite dalla società di tracciamento Newswhip, e segnala un calo vertiginoso delle interazioni web riguardanti la guerra tra la prima settimana di invasione e quella più recente: da 109 milioni a 4,8 milioni. Per quanto riguarda le interazioni relative alle "stories" sui social dedicate all'Ucraina - ad esempio i video su Instagram - si è scesi da circa 19 milioni a 345mila (vedi tabella in prima pagina).

Lo studio, inoltre, sottolinea che nel giro di sei settimane, tra aprile e maggio, l'interesse degli utenti verso la vicenda di Johnny Depp e Amber Heard (nel processo che ha tenuto banco sulle testate di tutto il mondo) è stato sei volte maggiore rispetto alla guerra nel cuore dell'Europa. Il calo dell'attenzione per il conflitto è confermato anche da un report dell'italiana Socialcom. Realizzato con l'analisi sulle parole chiave, tra cui "Ucraina", "Putin", Donbass, "invasione", "guerra", in una forbice di tempo dal 24 febbraio (giorno dell'invasione) al 31 maggio. Ebbene, soltanto nei quattro giorni rimanenti nel mese di febbraio le "mentions" furono ben 794mila.

Il mese di marzo ne ha fatte contare 3,27milioni, e giù ad aprile con 2,06 milioni e ancora a maggio con 1,4 milioni. Trend discendente anche per le interazioni. Esplosero negli ultimi quattro giorni di febbraio (oltre 133 milioni), andarono a 200 milioni a marzo per poi scendere vertiginosamente ai 73 milioni di aprile e ai 50,37 milioni di maggio.

 

ALTRI INTERESSI
Questi numeri, secondo il fondatore della società Luca Ferlaino, «confermano che ormai gli utenti per quanto possa sembrare incredibile si sono assuefatti alla guerra e iniziano a seguire diversi trend». All'ora di cena di ieri, per esempio, i "trend topic" di twitter riguardavano il torneo di tennis parigino del Roland Garros. Questa dinamica, peraltro non riguarda soltanto i social. Anche in campo giornalistico si va superando il monopolio sostanziale che la guerra in Ucraina ha rappresentano in questi tre mesi nella trattazione.

E dunque è una notizia significativa il fatto che il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana abbia deciso di sospendere gli speciali che andavano in onda senza interruzione dal giorno in cui le truppe russe superarono il confine. Una diretta quotidiana di tre ore, dalle 17 allle 20, sabato e domenica compresi. L'annuncio è stato dato con una grafica sul suo profilo social. «Oggi (ieri n.d.r), nel centesimo giorno di guerra completiamo, almeno per ora, i nostri appuntamenti quotidiani delle 17. È giusto così, ora che il conflitto si fa scontro di logoramento. Di fronte a notizie importanti saremo pronti a riaprire lo speciale». 

Una scelta di cui ha ampiamente illustrato le ragioni intervenendo alla trasmissione radiofonica Un giorno da Pecora in onda su Radio1: «Ci sono tante altre cose che accadono» ha detto Mentana, «da vedere, da capire, da raccontare. Di tutto questo ci dobbiamo un po' riappropriare». Ha notato, poi, che la reazione dell'opinione pubblica va mutando, portando a supporto gli ultimi numeri di Open, giornale online di cui è il fondatore: «Le dieci notizie più lette non riguardano la guerra», ha affermato, osservando che molte persone, dopo aver accettato una sorta di «flusso passivo» nella fase iniziale della guerra, «cominciano a dire: "ora mi informo io, quando voglio io". Vuol dire non essere più ancorati al "minuto per minuto" nell'evoluzione del conflitto scoppiato in Ucraina».

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