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Otto e mezzo, Floris contro Urso: putiniani d'Italia, tra Le Carré e Fantozzi

Claudio Brigliadori
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«Il Copasir è un ente inutile», dentro e fuori il Parlamento. A Otto e Mezzo su La7 va in onda lo psicodramma dei "putiniani d'Italia", con Adolfo Urso, presidente della Commissione sui servizi di sicurezza, che si presenta in studio con tanto di faldone degli atti desecretati poche ore prima da Gabrielli. Antonio Padellaro, commentatore del Fatto quotidiano, è particolarmente avvelenato come da linea editoriale e picchia duro contro il meloniano per il report pubblicato dal Corriere della Sera: «C'è un problema all'interno dell'intelligence italiana, il Copasir non può più fare finta di nulla».
Urso reagisce con una certa stizza, rivendicando i successi della Commissione da lui presieduta e snocciolando tutta una serie di allarmi e relazioni presentate in Aula. «Siete una grande Commissione», ironizza Giovanni Floris citando Paolo Villaggio. Le parole del sostituto-conduttore al posto di Lilli Gruber, ancora ferma ai box, non vanno giù al suo dirimpettaio: «È che si dicono cose che non si conoscono! - sbotta Urso - Nemmeno i giornalisti leggono questo», accusa agitando in aria i suoi fogli. «Sa cosa c0è? Io l'ho letto il rapporto - ribatte Floris -, è una rassegna stampa di opinioni che dissentono dalla linea atlantista. Senza fonti, senza nulla... È una rassegna stampa, io gliela facevo meglio». «Io non sono l'intelligenza, io sono quello che la controlla», replica Urso con to no grave. A chiudere il cerchio è Lucio Caracciolo, direttore di Limes: «Penso che il Copasir dovrebbe occuparsi di cose un pochino più importanti di questa che non cambia di una virgola i dati di fatto sul terreno della guerra. Noi parliamo di noi stessi mentre lì avvengono massacri indicibili. Siamo concentrati su questa storia in cui non si capisce bene dove comincia la notizia falsa e dove finisce la disinformazione, è una cosa abbastanza deprimente». Come un romanzo di John Le Carré, in cui però i protagonisti sono il ragionier Fantozzi e il geometra Filini. Tutto molto italiano, ancora una volta. Purtroppo.

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