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Striscia la Notizia, ricordate Cristian Cocco? Che fine ha fatto

Simona Pletto
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Dalla satira al “pizzo”. L’estorsione sarebbe andata in onda dietro le quinte dello storico programma televisivo Striscia la Notizia. Questa, se non altro, è la pesante accusa mossa all’ex inviato del tg satirico di Mediaset, Cristian Cocco. Il 51enne sardo, per anni noto volto televisivo di “Striscia”, è stato infatti chiamato a processo al Tribunale di Oristano per il reato di estorsione. Per il gup Federica Fulgheri, che ieri mattina ha accolto la tesi accusatoria dei pm Andrea Chelo e Valerio Bagarini, l’attore comico del programma di Canale 5 avrebbe costretto l’operatore televisivo Massimo Antonio Aversano, originario di Tortona (Alessandria) ma residente a Orosei, e che lavorava con lui nella realizzazione dei servizi, a dargli denaro sotto minaccia di interrompere la sua collaborazione professionale. Sempre secondo l’accusa, Cocco in quattro anni avrebbe costretto l’operatore a consegnarli complessivamente circa 60mila euro. In media gli avrebbe estorto 20mila euro ogni anno, minacciandolo che se non gli avesse dato la metà dei compensi ricevuti nella realizzazione dei filmati, avrebbe fatto in modo di lasciarlo disoccupato, salvo poi rivolgersi comunque ad un altro operatore.

ESTROMESSO
Il giochino del ricatto sarebbe durato come detto quattro lunghi anni. Poi all’improvviso, nel 2018, il cameraman ha rotto il silenzio ed ha denunciato Cocco. È scattata così la macchina delle indagini che ha portato il Tribunale di Oristano a decidere per il rinvio a giudizio dello showman. Ed è infatti da quattro anni, da quando cioè gli sono state rivolte queste accuse, che Cocco non compare più alla trasmissione ora presentata da Ezio Greggio e Enzo Iacchetti, e dove in passato lo stesso inviato sardo aveva anche proposto diversi casi di ingiustizia sociale e di spreco di denaro pubblico. Questo fino al 2018. Prima ancora Cocco aveva debuttato in tv (era il 2000) come barzelettiere nel programma “La sai l’ultima?” e nello stesso anno era stato ingaggiato come inviato sardo di “Striscia”.

Durante i suoi è sempre apparso in video vestito con abiti che richiamavano il celebre costume sardo maschile. Dinnanzi alla richiesta di rinvio a giudizio, in una nota “Striscia” aveva precisato: «Cristian Cocco non fa più parte della squadra di inviati del tg satirico di Antonio Ricci fin dalla stagione 2018/2019 e il contenzioso di cui si parla non la vede coinvolta». Cocco tra il 2017 e il 2019 era comparso, invece, sugli schermi della Rai: aveva impersonato il ruolo di un poliziotto in una fiction. In vista del processo, la difesa dello showman, rappresentata dall’avvocato Cristina Puddu, è pronta a dare battaglia. Puddu ha definito la vicenda «poco chiara e con accuse infondate», per le quali il suo assistito avrebbe anche «subìto gravi danni lavorativi». Il team legale di Cocco, inoltre, assicura che riuscirà a dimostrare la sua innocenza nell’istruttoria dibattimentale, presentando nuove prove documentali e nuovi testimoni. L’unico commento dell’ex conduttore sulla vicenda risale a un paio di settimane fa. In un post su Facebook, l’attore si è dichiarato «favorevole alle indagini da parte degli organi competenti», ma ha precisato che la denuncia non sarebbe arrivata dal suo ex operatore.

LA DIFESA
«Il cameraman», scrive, «che reputo persona perbene, non ha mai fatto nessuna denuncia nei miei confronti». Anche perché «le sue prestazioni le svolgeva per conto di una società che aveva l’incarico di supportarmi nelle riprese dei miei servizi giornalistici e tale società non ha mai sporto alcuna denuncia nei miei confronti. Ci sono delle cose da chiarire e le dimostreremo». E chiosa: «Aggiungo solo che le indagini coinvolgono sia l’accusato che l’accusatore, il quale ribadisco che non si tratta del cameraman, bensì di altra persona. Sarà proprio questo dettaglio che permetterà di fare chiarezza e stabilire la verità. Questa sarà l'unica dichiarazione che rilascerò sino alla fine della vicenda». Dovrà comunque rendere conto ai giudici del tribunale di Oristano. Sia l’operatore, sia la società per cui lavorava, per ora non si sono costituite parte civile. Il 6 luglio la prima udienza. 

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