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Che tempo che fa, Giannini insulta Meloni: "Penosa cinica messa in scena"

Roberto Tortora
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Puntata delicata, l’ultima di Che Tempo Che Fa, dove è stato dedicato uno spazio importante per affrontare il tema della tragedia di Cutro e che, come spesso accade nel salotto di Fabio Fazio, diventa anche un’occasione per fare processo al governo Meloni. Tra gli ospiti c’è il direttore del quotidiano torinese La Stampa, Massimo Giannini, che subito accusa il governo di mancanza di empatia nei confronti del naufragio: "Sarebbe basato un po' di calore umano, di empatia nel commemorare i morti e nel confortare i vivi – afferma Giannini - e invece quel Consiglio dei Ministri è stata una penosa cinica messa in scena, nella quale non c'è stata nessuna partecipazione emotiva".

 

 

 

Il direttore de La Stampa ha, però, anche approfittato per fare endorsement nei confronti del nuovo segretario del Pd, Elly Schlein: "È donna ed è giovane, il che in questa stagione ha una valenza molto forte. Ora deve prendere il largo! Devo dire che quello che ho sentito oggi dal suo intervento mi ha confortato”. Il riferimento è al primo discorso della Schelin da neo-segretaria del Partito Democratico, in cui ha proclamato presidente del partito Stefano Bonaccini, suo rivale alle primarie, ed ha esclamato: "Estirpiamo cacicchi e capibastone".

 

 

 

Il discorso torna su Cutro quando, poi, entra in studio Roberto Saviano, uno dei fedelissimi di Che Tempo Che Fa e anche qui bastonate al governo Meloni: "Tutta la propaganda, le parole che vengono spese, è qui che hanno effetto: prima gli italiani, l'invasione...che ha un riverbero reale nei fatti, cioè che prima di soccorrere vuoi arrestare”. Si passa, infine, a discorsi tragici e pratici con Cristina Cattaneo, professoressa di medicina legale all’Università di Milano, che si sofferma sul problema dell’indentificazione dei deceduti nel mare calabrese: "Il 70% di questi morti nel Mediterraneo non ha identità, viene sepolto senza nome. Questi morti si possono identificare e si devono identificare – spiega la Cattaneo - perché i loro parenti li cercano”.

 

 

 

Fazio chiede spiegazioni sul significato delle sigle (KR70M6 una di queste) che vengono apposte sopra ogni cadavere e la professoressa risponde: “Sono sigle che vengono decise dalla polizia scientifica e dalla prefettura quando vengono effettuati tutti i prelievi del caso. Quando la foto del cadavere o il suo dna con questa sigla verrà incrociato con dati portati dai familiari – spiega la Cattaneo - allora si potranno riconoscere le vittime. È un metodo che non sta funzionando ancora comunque. Questo è il grosso problema: molti morti saranno sepolti senza un'identità. Questo è un problema europeo, perchè con i mezzi che ci sono oggi basterebbe pochissimo per scambiare dati sui morti."

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