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Corrado Augias, un caso più unico che raro: torna in Rai. Ed è polemica

Luca Beatrice
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Neppure una settimana di amaro esilio mazziniano. È bastata una cortese telefonata di Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, e Corrado Augias ha cambiato idea, dimenticando le contumelie, e senza chiedere scusa ha ripreso posto in poltrona. Ospite qualche giorno fa di Giovanni Floris a Di martedì, non aveva risparmiato critiche al nuovo corso aziendale, già privatosi di Fabio Fazio e Roberto Saviano, anzi a dirla tutta aveva sbattuto la porta a viale Mazzini. Un addio doloroso ma necessario, contro lo smantellamento di Rai3 che il giornalista scrittore aveva visto nascere nel 1987, battezzandola insieme ad Angelo Guglielmi. Colpa della destra di governo, ovviamente, che già in campagna elettorale aveva giurato «cambieremo la televisione comunista!». E poi c’è la questione stipendio: Augias guadagna molto e non ha nessuna intenzione di ridiscutere l’ingaggio come capita ai campioni sul viale del tramonto. Anzi, che volgarità parlare pubblicamente di soldi. Pur non essendo stato vittima di alcuna epurazione, aveva spiegato di non gradire la convivenza con gente che proprio non gli piace. I massimi dirigenti non si aspettavano però questo colpo di testa, avendo avuto nei mesi scorsi ampie rassicurazioni per una rinnovata collaborazione. Forse si sarà sentito solo, accerchiato, guardato con sospetto dai nuovi padroni.

87 ANNI IN PRIMA SERATA
“A 88 anni faccio quel che mi pare!”, in estrema sintesi il suo pensiero. E quando uno va via dal 3 c’è spesso un 7 con una L davanti pronto ad accoglierti. Senza peraltro rinunciare alla conduzione de La torre di Babele, in prima serata da lunedì 4 dicembre sull’emittente di Urbano Cairo, Augias ha sentito forte il richiamo della casa madre e, come Walter Mazzarri a Napoli e Marlena dei Maneskin, è tornato a casa. Di ieri la notizia: Sergio deve avergli fatto una «proposta che non poteva rifiutare» e così Augias scriverà e condurrà le venti puntate della terza edizione del programma La gioia della musica con l’Orchestra Nazionale Sinfonica della Rai. Era un impegno che aveva già preso in precedenza e si doveva cercare il modo di salvarlo, in questo l’amministratore delegato è stato serio e “aziendalista”. Nonostante l’età vedremo così Augias sia su La7 sia su Rai3, caso unico e raro, come giocare una partita con l’Inter e una con la Juve, ne parlano come di un’anomalia però tant’è. Tutti d’accordo? Pace (o armistizio) fatta? Insomma.

 

 

Non sono proprio passate inosservate le frasi d’insulto e di sprezzo di Augias nei confronti dell’azienda; un conto è sputare nel piatto in cui si mangia, argomento piuttosto tipico da tempi immemori, un altro inscenare un clamoroso dietrofront in pochi giorni, cui non è certo estraneo il denaro che l’interessato percepirà da due fornitori in competizione. A Maurizio Gasparri, componente della Commissione di Vigilanza Rai, la cosa non piace affatto. «Vado a un’altra tv per mia volontà senza che nessuno mi abbia contestato nulla», ha spiegato il senatore di Forza Italia, «insulto tutto il centrodestra con interviste boriose e diffamatorie, e torno per fare oltre a programmi in altre tv anche alcune decine di trasmissioni in Rai. Questa la filosofia di Corrado Augias, dinastico padrone della tv pubblica. E già protagonista di controverse vicende relative all’Est europeo ai tempi del comunismo, di alcune discusse attività editoriali e di contestate performance relative al premio Grinzane. Augias detta legge, la Rai paga e plaude».

 

 

QUALE RINNOVAMENTO
La tocca piano Gasparri, riesumando vecchi scheletri dall’armadio, tra accuse di compensi in nero e scopiazzature dal web, le ruggini non risalgono a ieri e per rinfocolare la polemica tornano comunque utili. Alla fine, verrebbe da dire, siamo sempre lì, ai vecchi inamovibili santoni che occupano il video da oltre sessant’anni, talora con merito ma il tempo passa per tutti, e allora non potrebbe essere questa l’occasione per ripensare i palinsesti culturali dell’azienda, scrivere programmi nuovi e affidarli a intellettuali “altri”? Il verbo rinnovare avrebbe tutt’altro senso e significato invece del Corrado Augias a reti unificate, che manco più il Presidente della Repubblica. 

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