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DiMartedì, anche Gratteri travolge la sinistra: "Morte di Giulia? Di chi è la colpa"

Roberto Tortora
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A Di Martedì, talk di approfondimento politico condotto da Giovanni Floris su La7, l’omicidio di Giulia Cecchettin da parte del fidanzato, Filippo Turetta, ha aperto il vaso di pandora sulla rivoluzione di genere e su una mentalità ancora patriarcale presente in Italia. Il conduttore ha come ospite il magistrato Nicola Gratteri e introduce con lui il tema, con una domanda precisa: “Lei nota una cultura patriarcale diffusa nel territorio, nel Paese, tanto da essere una componente essenziale in questi reati?”

La risposta di Gratteri è pratica e scioglie i nodi, spesso inestricabili, che certa sinistra vuole dare a problemi di altra natura: “No, questi reati sono il risultato dell'abbandono dei giovani da decenni, di cattiva educazione, di egoismo dei genitori che non seguono i figli, di una esagerazione nella performance, nella prestazione dei figli”. Al che, Floris prova a ribattere: “Però scusi, la famiglia… può venire una famiglia sbagliata e là è la scuola e lo Stato che devono pensare a formarli, non puoi essere responsabile per la tua famiglia”. Gratteri precisa: “Prima dello stato viene la famiglia”.

 

Floris lo interrompe e, con aria saccente, controbatte: “Bisogna intervenire? Con la scuola”. Gratteri, ancora una volta, lo smaschera: “Se la famiglia è sbagliata, allora bisogna intervenire con gli assistenti sociali, bisogna togliere la patria potestà ai genitori, non aspettare che questi si nutrano di cultura mafiosa sbagliata e poi quando hanno 15 anni che li togli a fare, ormai...”. Floris, ancora una volta replica: “Immagina lo Stato che insegue tutte le famiglie per togliere la patria potestà a quelli che fanno male?”. Gratteri conclude: “Intanto noi dovremmo avere degli asili, una scuola a tempo pieno, la mattina gli insegnanti e il pomeriggio altro, bisogna investire”.

 

 

 

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