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Temptation Island e Piero Angela? Perché la polemica è una follia: anche chi critica la Rai...

Luca Beatrice
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Una nuova puntata sull’irrisolto conflitto tra cultura e intrattenimento in tv. Sembra di assistere a un’altra versione di Ferie d’agosto cui Paolo Virzì ha dedicato un non rimarchevole remake, da una parte il (poco) pubblico alla ricerca di contenuti, i “meno siamo meglio stiamo”, dall’altra la massa indistinta che predilige il kitsch, il camp, il trash senza neppure sapere che significano tali termini mutuati da qualche lingua straniera. Piacciono e basta.

Per circa 24 ore si è dunque gridato allo scandalo. La Rai sospende Noos, il nuovo programma di Alberto Angela in “prime time” perché schiacciato - venti punti indietro - da Temptation Island su Canale 5. I media, ancora una volta, non aspettavano altro per scagliarsi contro questa Rai infame, che disattende al ruolo di servizio pubblico e non sa rispondere al cattivo gusto della tv commerciale, ai bikini, ai muscoli e alle corna. Tranne poi rivedere il tiro: Noos non è stato cancellato bensì spostato a fine estate, quando la voglia di vacanze e la superficialità estiva saranno solo ricordi, in accordo con lo stesso Angela, semmai protetto dall’azienda: ostinarsi nel mandarlo a sbattere contro Temptation sarebbe stato davvero inutile, un confronto impari, meglio dunque riposizionare una trasmissione che peraltro non ha data di scadenza.

 

 

 

«AZIONE SCELLERATA»

Lo ha scritto Beatrice Dondi su “L’Espresso”: «Un’azione scellerata hanno tuonato in molti, il segno di questo disastro imperante che sta sgretolando il servizio pubblico, hanno rilanciato in tanti. Ma se invece avessero avuto ragione?», non risparmiando al format angeliano diverse critiche, troppo spezzatino, troppi argomenti per un pubblico tendenzialmente distratto, insomma una polemica sterile e inutile, stavolta. Una voce fuori dal coro perché buona parte dei giornali, ormai obbligati a un certo tipo di manipolazione, ha preferito attaccare a testa bassa senza approfondire né chiedersi il perché e il percome, tanto si sa chi comanda in Rai.

Tale impari disfida ci offre l’occasione per riprendere la questione annosa di come si fa cultura in tv. Alberto Angela, peraltro, si è guadagnato sul campo il difficile ruolo di “divulgatore”, ovvero colui che rende attraenti le cose difficili, che aiuta a far conoscere le bellezze dell’arte e i misteri del cosmo grazie a un linguaggio alla portata del grande pubblico. Qualsiasi specialista- filosofi, psicanalisti, critici, scienziati- spesso viene invitato in tv a parlare d’altro, soprattutto di costume o di politica, gli ospiti dei salotti e dei talkshow pur essendo persone di cultura si divertono molto di più con l’attualità, il gossip, senza risparmiarsi la discesa nel trash, anzi. E non da oggi, la storia parla chiaro, persino un grande intellettuale come Carmelo Bene cazzeggiava di facezie, per non dire di Pier Paolo Pasolini, che pur dicendo di non amare il piccolo schermo, ogni volta che ci capitava era capace di dare spettacolo.


PIATTO UNICO

Quando si parla di cultura in rapporto ai media bisognerebbe ricordare ciò che affermava Witold Gombrowicz a proposito della poesia: «La poesia è come lo zucchero, piace quando unito a bevande come il caffè, o ai dolci, ma risulta immangiabile se somministrato alla stregua di una pietanza, a meno di non voler poi rischiare di rimettere». Ecco perché la cultura in tv non può essere somministrata come piatto unico ma infilata, quasi di soppiatto, nelle diverse portate. Senza contare la complicazione ideologica, si esagera davvero a identificare la cultura appannaggio di un pubblico esclusivo, intelligente, sensibile, che vota in un certo modo. Va a finire che gli “altri”, che sono la maggioranza, magari anche solo per antipatia o per andar contro, guardano Temptation Island e si divertono pure anche se non è elegante dirlo in società. Come risolvere, infine, la disfida? Facile, invitare Alberto Angela all’isola delle tentazioni con il compito ingrato di istruire Alessio, Lina, Maika, Tony, tanto tempo ce n’è. Sarebbe un bel colpo per Rai e Mediaset, bisogna farlo sapere subito a Maria De Filippi: non più cultura versus intrattenimento ma super pop a braccetto con la divulgazione, che del resto pop lo è di natura e non è certo così esclusiva.

 

 

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