Del Debbio, la rissa a distanza tra Bersani e Bignami

di Claudio Brigliadoridomenica 29 giugno 2025
Del Debbio, la rissa a distanza tra Bersani e Bignami
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La lunga serata calda del giovedì di Paolo Del Debbio su Rete 4 comincia con Pier Luigi Bersani a 4 di Sera, il talk dell’access prime time. «Trump fa un ricatto inaccettabile», tuona l’ex segretario del Pd riguardo al recente vertice Nato a L’Aia, in cui sul tavolo c’era l’obiettivo del 5% del Pil da destinare alle spese militari per ogni Stato membro. Una cifra assurda secondo Bersani: «Noi Paesi europei non possiamo stare ai ricatti perché un ricatto tira l’altro e non ne usciremo mai più. È il momento di esprimersi con un pochino di saggezza e anche con un po’ di schiena dritta».

Pochi minuti dopo, cambiano il programma, con Dritto e rovescio, e l’ospite ma non l’argomento: la grande politica estera e le sue ricadute su quella interna. Il popolo della sinistra in piazza sembra avere le idee chiare, se così si può dire: stop alle politiche di riarmo (definite «Mer***a imperialista», tecnicamente parlando), cessate il fuoco immediato a Gaza (per l’Ucraina si vedrà, non pare essere una priorità), rapporti troncati con Israele, qualcuno azzarda anche l’ipotesi dell’uscita dal Patto atlantico.

Un delirio, insomma. In studio c’è Galeazzo Bignami, capogruppo alla Camera dei deputati di Fratelli d’Italia, che usa parole non proprio tenerissime per chi è sceso in strada tra bandiere della Palestina, arcobaleno e addirittura qualche drappo della Repubblica islamica dell'Iran da sventolare contro il Grande Satana americano (c’è anche chi trascinato dall'entusiasmo ha deciso di bruciare la foto di Donald Trump e Giorgia Meloni).

«Io francamente manderei qualcuno di quei signori a manifestare a Teheran, con Hezbollah, con Hamas e con quella gente lì e se tornano, perché non credo che tornino, queste persone capiscono che se possono manifestare è perché siamo in una nazione che garantisce libertà e democrazia e allora li manderei là - incalza Bignami -. Se tornano magari amano un po' di più la propria patria e i nostri valori di libertà e democrazia e magari li rispettano di più, perché se possono dire quello che pensano legittimamente è proprio perché noi garantiamo una situazione di quel tipo su quei valori. Basterebbe guardare anche in Cina, a Pechino, dove non vedo gente che manifesta contro la strage degli Uiguri, non vedo gente che manifesta per gli assassini che vengono fatti in piazza a Teheran, non vedo una bandiera del regime degli ayatollah bruciata, Il problema è che loro – i manifestanti - si vergognano di essere italiani».

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